Male o malissimo. Ecco il dopo-Lia per l’Unione delle associazioni dell’edilizia, i "padri" della Legge sulle imprese artigianali e del relativo albo che a tre giorni dal dibattito parlamentare tornano a far pressione sulla politica con una lettera inviata a Gran Consiglio e Consiglio di Stato ticinesi. Tre pagine che non risparmiano critiche sia alla maggioranza dei partiti – che vorrebbe abrogare la normativa presentando al contempo misure alternative in una iniziativa – sia alla minoranza che invece vorrebbe modificare la Lia rendendola conforme al diritto federale.
Già, perché il Tribunale cantonale amministrativo ha stabilito che la normativa ticinese, voluta per combattere i padroncini, non rispetta la Legge federale sul mercato interno. Da qui la necessità delle modifiche contenute nei due rapporti parlamentari. “Entrambi i rapporti – scrive però l’Uae – non possono essere da noi condivisi”. E quindi “ci riserviamo concretamente il diritto di indire un referendum”.