L'integrazione degli stranieri attraverso la scuola in Ticino funziona. Lo dice una ricerca condotta dalla SUPSI, al contempo, evidenzia i punti critici di un sistema che esiste da ormai trent'anni e coinvolge l'attività di tutti i dipartimenti. Vi sono però anche aspetti ancora migliorabili, come la formazione dei docenti. Una questione sulla quale il Consiglio di Stato era già intervenuto lo scorso anno. Anticipando i risultati dello studio presentato mercoledì, aveva deciso di cantonalizzare la figura del docente di lingua ed integrazione.
Lo studio evidenzia i risultati ottenuti grazie ad un sistema che è stato in grado di integrare i notevoli cambiamenti intervenuti nel corso degli ultimi tre decenni sul fronte dell'immigrazione che ha visto aumentare gli arrivi dai paesi extra europei. Il loro inserimento è facilitato da diverse misure, come la mediazione culturale, le procedure d'accoglienza (attualmente presenti in una minoranza di istituti dell'obbligatorio) e la promozione dell'interculturalità e dell'integrazione.
I ragazzi e i giovani non di madrelingua italiana (sono il 20% alle elementari e il 15% nel secondario) risultano però ancora svantaggiati nella carriera professionale. Da qui la proposta di alcune misure aggiuntive come la messa a disposizione di maggiori risorse caldeggiata in tutti gli ordini scolastici (tempo, personale, formazione e supporto dei docenti), il potenziamento nelle scuole dell'obbligo della promozione dell’integrazione con una maggiore e più diversificata collaborazione con le comunità e associazioni culturali radicate sul territorio, i pretirocini di integrazione e un maggiore intervento nelle scuole professionali di persone con un passato migratorio.