Per ora continua a mancare una sede, ma a Lugano si fa sempre più concreta la nascita di un centro per la cultura indipendente. Gli autogestiti del Molino se lo vorranno saranno i benvenuti, ma non saranno gli unici protagonisti. “Stiamo costruendo una base per portare una soluzione almeno per quanto riguarda la nostra città. Ma è un discorso che giustamente deve essere fatto anche a livello cantonale e degli altri comuni”, spiega alla RSI il municipale Roberto Badaracco. Il vicesindaco di Lugano fa il punto all’indomani delle discussioni in Parlamento in cui è emerso che l’autogestione è tema in primis comunale.
Per Badaracco bisognerebbe “sfruttare tutti gli spazi che possono essere messi a disposizione per la cultura indipendente, in termini di diffusione e creazione. Con il Cantone abbiamo dei contatti e vorremmo realizzare in qualche stabile cantonale disponibile un centro”. Quanto alla possibilità che anche gli autogestiti del Molino colgano questa opportunità, il vicensindaco spiega che “fondamentale è la legalità e il rispetto delle regole. Se gli autogestiti vogliono uno spazio e vogliono aggregarsi a questa scena che è molto composita, io credo che sia la strada giusta”.
Ai microfoni di Modem, proprio mercoledì mattina, un portavoce dell’assemblea dei Molinari ha fatto chiarezza sulle volontà del gruppo. “Non abbiamo mai chiesto un intervento statale. Ci sono spazi vuoti e si vorrebbe lo spazio in cui fare delle attività in un panorama abbastanza desertificato che è quello del Canton Ticino”, ha detto Tazio Pessi. L’autogestione, ha proseguito, “implica un autofinanziamento per cui le spese sono sempre state pagate. Partirei dal principio che 25 anni di autogestione a Lugano sono stati un arricchimento. Può piacere o no, ma questo è”.
Questo è e si potrebbe collocare nel nuovo progetto accanto alle altre offerte alternative, a partire da quelle di Lugano Crea. “Noi - dice Monique Bosco-Von Allmen, presidente dell’associazione - andiamo avanti non solo concentrandoci su Lugano, ma addirittura ci siamo detti, perché non facciamo un Ticino Crea. Adesso ci dobbiamo attivare di più per mostrare i diversi tipi di cultura alternativa. Quella che viene dal basso e che non è istituzionale”. Gli autogestiti, aggiunge la presidente, “potrebbero essere uno dei tanti gruppi e attori. Io mi auguro che quando, spero a breve, ci siano degli spazi a disposizione, anche loro ne possano fare richiesta per esprimersi e ritrovarsi”.
La città di Lugano sembra quindi intenzionata a voltare pagina, anche se le macerie dell’ex Macello continuano a testimoniare l’esistenza di un problema irrisolto.
Autogestione: ti parlo, anzi no!
Modem 20.11.2024, 08:30