“La fattispecie non era limpida: se si trattasse solo di contare il numero delle pecore uccise non ci vorrebbe tutto questo tempo. Ci sono state tre stesure della decisione prima di arrivare a quella approvata”. Si espresso così ai microfoni della RSI Claudio Zali, direttore del Dipartimento del territorio (DT), in merito alla decisione di abbattere il lupo che in Val Rovana ha predato 19 pecore, lo scorso 26 aprile.
La decisione, arrivata a tre settimane dall’attacco, è “il risultato di un processo di valutazione degli elementi noti – sottolinea il consigliere di Stato –, ma anche dell’interpretazione di norme giuridiche e di informazioni”.
La presenza del lupo e il conflitto con gli allevatori “non si risolve con questa decisione (di abbattimento, ndr.)”, aggiunge Zali, “è un conflitto iniziato vari anni fa e aumentando la presenza del lupo non si risolve. La questione di fondo è quella della possibile protezione o meno del vago pascolo, che è una pratica tipicamente ticinese, ma che non rientra in quello che l’ordinanza federale intendeva quando è stata allestista. Se continuiamo ad applicare, sempre e comunque, questo concetto di non possibile protezione delle greggi avremo una situazione di fatto per la quale il lupo non è protetto in nessuna forma”.
Un lupo tra i rustici di Cimalmotto
RSI Info 04.05.2022, 12:33
“Situazione insoddisfacente”
Pensare a finanziamenti cantonali per la protezione “è una possibilità”, continua il direttore del DT, “ce ne sono già”, ma il problema è legato “alla complessità di mettere in atto certe misure a causa della morfologia del terreno”.
Esiste un gruppo di lavoro, ricorda Zali, “che da anni sta monitorando la situazione, che deve ancora evolversi: in questo momento è insoddisfacente per tutti”.
L’Ufficio federale dell’ambiente “riconosce il tema della non proteggibilità, che nell’ordinanza è contemplato per gli alpeggi, ma non per le zone prossime alle aziende agricole”. Per il Ticino, quindi, “viene fatta una notevole concessione rispetto al tenore letterale dell’ordinanza, secondo la quale se gli animali non sono protetti in teoria non sarebbe possibile ordinare un abbattimento”.
Il monitoraggio dei luoghi nei quali in conflitto fra lupo e allevatori si può modificare “deve continuare, insieme a un’analisi delle misure che potrebbero essere implementate in futuro per arrivare a un’effettiva protezione delle greggi”.
Eventuali ricorsi contro la decisione di abbattimento, conclude Claudio Zali, serviranno a fare chiarezza: “Il Tribunale amministrativo su questo tema sarà sicuramente d’aiuto”.
Lupo, soluzioni e ostacoli
Il Quotidiano 17.05.2022, 21:00