Primo Maggio all'insegna dell'online anche in Ticino, soprattutto per l'Unione sindacale svizzera, che ha pubblicato numerosi discorsi e testimonianze sul proprio sito e sui social. Non accadeva da 130 anni che non ci fossero cortei e manifestazioni, ma si è ovviato con efficacia perché l'obiettivo era anche quello di non permettere all'epidemia di oscurare la festa di lavoratrici e lavoratori. E tra questi ultimi, la RSI ha intervistato anche chi, non aveva mai mancato un corteo del Primo Maggio.
"È un sentimento un po' di chiusura... ti manca il contatto umano, emotivo, emozionale con la gente che sta in piazza, con l'ambiente", spiega Giampiero Rigozzi, un militante di sempre. E' di Balerna, comune con una lunga tradizione. Giampiero Rigozzi, di professione falegname, è il presidente di UNIA Ticino. Quando gli si chiede dei suoi ricordi parla del "timore della prima volta" e poi torna agli anni in cui scendere in piazza aveva anche altri significati politici.
"C'erano anche tante persone che arrivavano dell'immigrazione... immigrazione curda piuttosto che cilena.... c'erano già persone che lavoravano in una situazione precaria. E facevano fatica ad arrivare alla fine del mese. Il primo maggio era un momento, anche per loro, per le rivendicazioni e per ricordare le sofferenze in patria", spiega.
Il Primo Maggio è stato anche: Locarno e la solidarietà con i dipendenti della Navigazione in sciopero, concerti con i canti venuti da fuori... quelli delle Mondine..., riflessione sulla lotta operaia, sui diritti dei lavoratori. Una certa stanchezza, la Festa, l'aveva mostrata negli anni '80, ammette Giampiero Rigozzi, ma senza mai perdere l'anima.
"Lugano, per noi, a quei tempi, quando fu fatta la scelta, era la città (ed è ancora adesso la città) del Cantone. Andare a rivendicare a Lugano le condizioni di lavoro, i contratti, una politica sociale, la parità uomo-donna significava andare a rivendicare proprio nel cuore economico del Cantone".
Un passato nel SEL, che allora era il sindacato edilizia e legno, fino a diventare presidente regionale di UNIA. Oggi Rigozzi ha trascorso un Primo Maggio virtuale, lui che ogni anno ha sempre portato in piazza anche ai figli e oggi dice: "che giornata strana". "La priorità più grande è la sicurezza personale del lavoratore. E' relativamente più facile perché magari puoi lavorare da casa e quindi ti fai la tua protezione personale. Un po' più difficile quando il lavoro diventa diventa collettivo". Il coronavirus ha imposto nuove declinazioni alla sicurezza sul lavoro.