Sull'obbligo della mascherina alle elementari anche l'UNICEF Svizzera e Liechtenstein ha già preso posizione nei mesi scorsi. Alla luce di quanto si prospetta in Ticino a partire da lunedì, la RSI ha intervistato uno dei tre delegati UNICEF per la Svizzera italiana, il professor Mario Bianchetti:
"Ci sono Paesi, penso ad esempio in Africa, in cui la pandemia ha obbligato a chiudere completamente le scuole. Ci sono situazioni in cui la scolarizzazione avviene unicamente in remoto e ci sono situazioni in cui avviene in maniera completamente normale, come prima della pandemia. La proposta attualmente è di usare la mascherina a scuola perché questo dovrebbe diminuire il rischio del contagio e permettere comunque la scolarizzazione, per cui la posizione di UNICEF è: l'ideale sarebbe non usare le mascherine, ma ci pare che sia una soluzione accettabile e ragionevole".
Come già in primavera , l'approccio suggerito dall'UNICEF sulle mascherine è improntato alla flessibilità.
"Sono bambini piccoli che, dopo un po', potrebbero essere veramente stanchi di utilizzare la mascherina (succede persino a me), quindi è importante una flessibilità, facendo pausa, e che i bambini possano uscire all'aperto, eccetera. Siamo certi che gli insegnanti sapranno essere flessibili".
Alcuni genitori sono preoccupati per le ripercussioni di questo obbligo in termini di benessere psicofisico per i bambini o che il loro sviluppo futuro possa risentirne. Lei e anche un pediatra, adesso non esercita più attivamente, però è stato primario al San Giovanni per molto tempo. Sono preoccupazioni che si sente di escludere?
"Sono preoccupazioni che capisco perfettamente. Ho curato bambini trapiantati o con malattie oncologiche che sono stati costretti a portare la mascherina per lunghe ore e per anni. Sappiamo che questi bambini, quando sono guariti, si sono sviluppati bene, ma lo ripeto, se non ci fosse la pandemia sarei felice di non ricorrere alla mascherina".
Mario Bianchetti
Oltre a questi casi citati, esistono studi su possibili ripercussioni?
"Non conosco studi che abbiano studiato questa cosa in maniera accurata. Ci sono studi in riferimento a pazienti come quelli a cui ho accennato, bambini trapiantati o con malattie oncologiche, dove questo fenomeno negativo delle mascherine è stato superato positivamente".
Mario Bianchetti ci riassume le tre raccomandazioni dell'UNICEF.
"Si ricorra alla mascherina solo se è necessario: io non sono uno specialista, ma i dati a nostra disposizione ci fanno pensare che adesso è necessario, perché i bambini trasmettono frequentemente il virus. La seconda raccomandazione è che siano possibili pause, con notevole distanziamento o con i bambini che escono all'aperto e poi che queste siano misure transitorie e che non appena la situazione migliori, si rinunci".
Il Ticino rivaluterà la misura durante le vacanze di carnevale. Si sono però sentite in questi giorni frasi del tipo: "I bambini si adattano". Il farmacista cantonale ha dichiarato che chi teme effetti negativi non ha argomenti solidi su cui fondarsi. Secondo lei le autorità tendono a minimizzare?
"Le autorità potrebbero reagire anche in maniera più drastica introducendo la scuola in remoto. Invece con la scuola in presenza garantiamo un diritto fondamentale per i bambini, assieme a quello di vivere in famiglia. Quindi io non ho l'impressione che si minimizzi. Le autorità è importante che dicano, ma secondo me lo fanno, e che riconoscano che non si sanno gli effetti negativi, anche se è vero che le esperienze a cui ho accennato io nel campo del trapianto e delle malattie oncologiche sono piuttosto rassicuranti"
Quanto sta succedendo adesso sta avendo comunque un altro effetto, il rapporto di fiducia tra genitori e scuola, con in mezzo proprio il bambino, rischia di incrinarsi. Allora cosa fare perché questo non accada? Perché alla fine, a farne le spese, potrebbero essere proprio i bambini.
"È importante che le autorità e le famiglie si incontrino. Le famiglie devono capire che le autorità non vogliono mettere la mascherina ai bambini per bloccarli e, d'altro canto, le autorità devono capire le esigenze delle famiglie".
Secondo lei lo stanno capendo?
"Secondo me le nostre autorità stanno facendo veramente il possibile per capire le esigenze delle famiglie, anche se la situazione epidemiologica è dura e non si può solo chiacchierare, bisogna anche prendere decisioni".