Dallo studio realizzato dalla città di Lugano risulta che il 70% dei musicisti, per “campare”, è costretto a fare altro: il maestro, il consulente, l’informatico.... Quella della musica è dunque una realtà estremamente viva, dinamica, ma precaria e poco sostenuta si evince dai dati raccolti nella ricerca “Indagine sulle musiche attuali”.
“Bisognerebbe puntare verso una casa per la cultura indipendente, oltre che avere, chiaramente, degli spazi di produzione culturale dove potersi esprimere”, dichiara ai microfoni della RSI, Roberto Badaracco, Capo Dicastero Cultura, Sport ed Eventi.
La città, con la sottoscrizione della “carta della Gerra”, promette progetti concreti entro l’autunno, nonostante anche Lugano sia chiamata a tirare i “cordoni della borsa” in tutti i settori. “ La cultura non è un orpello, ma un elemento essenziale anche dello sviluppo economico, perché è un settore produttivo a tutti gli effetti”, afferma Luigi Di Corato, direttore della Divisione Cultura della città di Lugano. Secondo lui, le industrie culturali andrebbero considerate come un elemento essenziale dello sviluppo economico del nostro Paese.
“Tiriamo fuori l’ottimismo che c’è in noi”, spiega Noah Sartori, musicista e copresidente dell’associazione Idra; ammette che qualche segnale positivo si è visto, sia da parte del Comune di Lugano, sia dal canton Ticino. “Speriamo che con la visione futura, anche a seguito di questi dati, la situazione possa cambiare ed essere più equa per gli operatori del settore musicale”.
E mentre si lavora ai futuri progetti, a luglio partirà una ricerca su quanti si dedicano a teatro e danza.