Toni Wheeler è il fondatore della celebre guida turistica Lonely Planet, che quest'anno compie 50 anni. In occasione di questa ricorrenza e dei 20 anni del master di turismo internazionale dell'USI, l'Università della Svizzera italiana, Wheeler è stato invitato martedì sera all'ateneo, per raccontare mezzo secolo di avventure.
"È iniziato con il sentiero degli hippie, anche se mia moglie ed io hippie non lo siamo mai stati. Siamo partiti da Londra nel 1972 e abbiamo attraversato l'Asia fino a Kathmandu e poi da lì il sud-est asiatico e siamo arrivati in Australia. La nostra prima intenzione era di restare in Australia per 3 mesi e di risparmiare abbastanza denaro per tornare in Europa. Poi abbiamo deciso di fermarci un'anno. E durante quell'anno tante persone ci hanno chiesto "dove siete andati?", "cosa avete fatto?", "come lo avete fatto?" così abbiamo pensato che qualcuno avrebbe dovuto scrivere un libro su questo. E il libro che ho scritto è stato la prima guida Lonely Planet", racconta Wheeler.
Guide, che nel corso degli anni, sono diventate punto di riferimento per generazioni di viaggiatori. Negli ultimi tempi però, con l'avvento di internet, degli smartphone e dei social media, l'esperienza turistica è cambiata.
"Beh, in un certo senso penso di essere la persona sbagliata per riflettere su questo. Le persone che hanno davvero consapevolezza dei mezzi digitali hanno tutti 18 anni o meno, non sono i vecchietti come me. Indubbiamente però il modo di viaggiare è stato influenzato dalla tecnologia. Una volta per prenotare un volo bisognava andare negli uffici della compagnia aerea o in un'agenzia viaggi, ora lo si può fare autonomamente in 10 minuti. I selfie poi sono una maledizione. È come se un determinato posto non esistesse se non faccio vedere la mia faccia davanti ad esso", spiega Wheeler.
Ma in una realtà dove tutte le informazioni sono immediatamente e gratuitamente disponibili in rete le guide turistiche hanno ancora senso?
"Credo che dipenda dalla persona. Dipende da voi se volete utilizzare le guide oppure i social media e i siti web. Ognuno ha il proprio approccio. A me piacciono le guide e le uso ancora. Hanno molti aspetti positivi, per esempio non funzionando a batteria, non si scaricano mai e non dipendono dal collegamento WIFI. Inoltre si possono usare anche in versione digitale".
Qual è dunque il consiglio che si sente di dare ai viaggiatori di oggi?
"Se vuoi andare, vai. Credo che si possa trovare ogni sorta di ragione per viaggiare. E a quelle persone che dicono che non c'è più avventura, che tutto è disponibile sul telefono e che non c'è nulla di nuovo da vedere rispondo che si sbagliano. C'è sempre qualcosa di nuovo da scoprire. E chiunque voglia allontanarsi dal mondo digitale può recarsi in luoghi dove il telefono non funziona. Si può comunque tornare a fare le cose alla vecchia maniera. E questo mi piace".