La tracciabilità di tutte le operazioni avvenute il 19 dicembre 2013, quando si verificò il contagio da epatite C di tre pazienti recatisi al Civico di Lugano per effettuare una TAC, è stata al centro del processo apertosi martedì mattina in Pretura penale a Bellinzona. Al banco degli imputati, quale rappresentante dell’Ente ospedaliero accusato dal procuratore generale John Noseda, siede il direttore Giorgio Pellanda che non ha potuto fornire molte delle risposte attese dal giudice Siro Quadri per cercare di capire come mai l’inchiesta non abbia permesso di dare un nome e un cognome ai responsabili di aver trasmesso l'infezione.
"Gli ospedali hanno un’organizzazione, ma il mio ruolo non è di occuparmi di tutti i dettagli", "francamente non lo so", "non sono la persona giusta alla quale rivolgere questa domanda", "non ho mai esaminato tabelle come questa", ha detto a più riprese il direttore dell’EOC. Era accompagnato dal direttore dell'Ospedale regionale di Lugano Luca Jelmoni, dal primario di radiologia Filippo Del Grande e dalla responsabile del servizio qualità e sicurezza dei pazienti dell’ente Adriana Degiorgi, stata sentita come teste.
La mattinata si è conclusa con il rinvio del dibattimento al 3 ottobre per sentire un perito d’Oltralpe.
Diem/CSI