Le imprese hanno messo a punto delle misure per far fronte alla forza del franco, ma oggi qualche azienda "passa alla cassa" e, a dipendenza delle attività e dei prodotti che vende, è costretta a prendere decisioni difficili, come chiudere, ristrutturare o licenziare.
Sono queste le parole di Stefano Modenini, direttore dell’Associazione industrie ticinesi (AITI), interpellato giovedì dalla RSI in seguito all’annuncio della chiusura di due aziende che operano sul territorio ticinese: la Tubofer di Mezzovico e la Delta di Stabio.
In questi due casi, spiega Modenini, la causa della difficoltà non è solo la forza del franco ma anche il calo della domanda a livello internazionale nel settore dell’acciaio e la forte concorrenza della Cina.
Licenziamenti contenuti in Ticino
Se escludiamo questi ultimi casi, in Ticino il numero di licenziamenti è stato abbastanza contenuto se paragonato a quanto successo in Svizzera interna, spiega il responsabile dell’AITI. "Fino ad ora le aziende hanno tenuto perché hanno bisogno della manodopera per gli ordinativi, che sono confermati per i prossimi 3 mesi circa. Se dovessero calare si assisterebbe a licenziamenti o disoccupazioni parziali" conclude Modenini.
RG/ZZ
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