Pur dicendosi contrario all’obbligatorietà del vaccino contro il Covid-19 per gli infermieri e gli altri operatori sanitari, il farmacista cantonale Giovan Maria Zanini, intervenuto lunedì mattina alla trasmissione RSI Millevoci, non ha nascosto di non avere alcuna comprensione per chi è attivo nel campo della salute e a contatto con i pazienti ma ha deciso di non immunizzarsi. “Se un infermiere che va a vedere gli anziani a casa perché, magari, lavora per un servizio domiciliare, decide di non vaccinarsi, è liberissimo di farlo, ma per me dovrebbe cambiare lavoro. E si potrebbe anche costringerlo a cambiare lavoro, perché le persone non vaccinate portano il virus nella casa delle persone, malate, a rischio”, ha affermato. Poi, rivolto a un ipotetico infermiere non vaccinato attivo in pronto soccorso, ha aggiunto: “Vai da un’altra parte a lavorare. In amministrazione sicuramente faresti meno danni”.
Per il farmacista cantonale, come spiegato nel corso della puntata dedicata alla campagna vaccinale iniziata in Ticino il 4 gennaio, l'equazione è chiara: “Se non vi vaccinate adesso qualcuno in autunno si ammalerà”. Giovan Maria Zanini ha pure ribadito che 100'000 persone non immunizzate in Ticino sono un bacino troppo grande per garantire che nei prossimi mesi il coronavirus non torni a circolare provocando nuove ondate pandemiche. Da qui l’auspicio che nei prossimi giorni e settimane alcune altre migliaia di persone si annuncino così da raggiungere la quota di vaccinati del 75-80% che, secondo gli esperti internazionali, dovrebbe permettere di ridurre i rischi entro limiti ragionevoli. Attualmente, tra già vaccinati (130'000 completamente e 50'000 con la prima dose) e in lista di attesa, si è invece al 66%. Tra il personale sanitario la quota è attorno al 70%, un tasso soddisfacente per le autorità cantonali che escludono di rendere obbligatoria la vaccinazione, come avvenuto invece in altri paesi, per esempio l’Italia.
Entro la fine di luglio tutti coloro che si sono già iscritti saranno immunizzati, ha assicurato da parte sua il caposezione del militare e della protezione della popolazione Ryan Pedevilla ringraziando per il loro impegno le circa mille persone coinvolte nell’organizzazione cantonale. Tra due mesi i centri secondari saranno stati chiusi e poi resterà attivo soltanto quello di Giubiasco, che continuerà a fungere da punto di riferimento per la vaccinazione. Vi saranno distribuiti i preparati Pfizer e Moderna, i due omologati dalla Confederazione che aveva puntato anche su AstraZeneca che, al contrario di quanto avvenuto in Europa, finora non è stato omologato. “Abbiamo avuto a disposizione i due vaccini migliori al mondo e in Ticino non abbiamo mai sentito la mancanza di AstraZeneca” ha rilevato il farmacista cantonale che, guardando al futuro, ha auspicato scelte politiche che permettano di ridurre la dipendenza della Svizzera dall’estero.