Un mese fa la Svizzera e il Ticino riaprivano scuole, negozi, bar e ristoranti. Iniziava così una nuova normalità, che non ha coinciso con una maggior diffusione del nuovo coronavirus.
In 30 giorni in Ticino si sono infatti registrati unicamente 48 nuovi casi. Di riflesso c'è stato un netto calo dei ricoveri: da 80 agli attuali 10, e nessun malato di coronavirus è oggi degente in cure intensive. Il bilancio stupisce gli esperti. C’è dunque attesa per i risultati dei test sierologici, che ci diranno quanti ticinesi hanno contratto il covid19.
“Non posso ancora dare i risultati, ma penso che faremo una conferenza stampa dedicata al tema”, dichiara al Quotidiano della RSI il medico cantonale Giorgio Merlani. “Siamo molto vicini alla fine. A grandi linee abbiamo testato più o meno 1000 persone e i risultati sono vicini a quello che pensavo e speravo. Sono quindi piuttosto positivi”.
Pochi in ogni caso nell'ultimo mese, quando con le riaperture si temeva l'aumento incontrollato dei contagi “Mai stato più contento di essere stato smentito nelle mie prognosi. – replica Merlani - La gente in ogni caso una serie di buone abitudini le ha e le tiene. Ci si stringe le mani di meno e ci si bacia molto meno… Sembra banale ma queste misure hanno effetto”.
Così si convive con il virus e con la nuova normalità, chiedendosi magari che impatto hanno avuto le varie chiusure delle scorse settimane. “Ogni misura ha avuto il suo effetto; sommate hanno avuto un effetto molto importante. All’inizio la velocità d’azione era giusta. Forse dopo si sarebbe potuto aspettare, ma più ci avvicinavamo al picco più cresceva l’angoscia. Sono stati fatti dei calcoli secondo i quali se le chiusure fossero state fatte due giorni dopo, l’aumento dei casi sarebbe stato del 40%. Si ricorderà che al picco c'erano 80-90 persone in terapia intensiva, avrebbe quindi significato superare le nostre capacità”.
Intanto lunedì riaprono le frontiere. “Alcune regioni hanno obiettivamente un andamento epidemiologico peggiore al nostro e quindi se dovessero arrivare 5-10 casi da noi è probabile che qualche focolaio potrebbe apparire. Soprattutto all’estero invito quindi i ticinesi a fare attenzione”.