La volontà del Consiglio federale di autorizzare anche in Svizzera la donazione di ovociti potrebbe aiutare in Ticino due coppie su dieci con problemi di infertilità. Una condizione che può toccare l’uomo, la donna o entrambi nella coppia.
La modifica della legge punta a sanare una disparità di approccio: nella Confederazione è permessa la donazione di sperma, non quella di ovuli. “Da parte delle donne c’era la sensazione di non essere trattate allo stesso modo - spiega alla RSI Alessandro Santi, primario Centro cantonale di fertilità-EOC. “Sempre permessa in Svizzera, la donazione di sperma è stata regolarizzata con la nuova legge dal 2001. Quella di ovuli non è invece proprio possibile, per cui centinaia di coppie ogni anno si recano dalla Svizzera all’estero per questo tipo di trattamenti”.
Spagna, Olanda, Grecia. È in questi paesi che si recano le coppie svizzere che fanno capo all’ovodonazione. Un giro nel web, fa capire l’ampiezza del fenomeno. “Il 20-30% delle coppie che vediamo in visita devono far ricorso alle tecniche eterologhe. Purtroppo però nell’ovodonazione devono andare all’estero. Potremmo invece gestirle e curarle in Svizzera, secondo criteri di eccellenza”, dice Marina Bellavia, direttrice sanitaria Next Fertility Procrea.
La revisione della legge sulla medicina della procreazione dovrà attendere un paio d’anni. E per aiutare la politica, è già al lavoro un gruppo di 7 esperti. Uno dei quesiti riguarda chi potrà ricevere la donazione di ovuli. “Osservando quello che succede in paesi a noi vicino, penso che l’età giusta potrebbe essere 45 anni - dice Anna Raggi, esperta gruppo di lavoro Dono Ovociti (Società Svizzera Medicina Riproduttiva) -. Ma può essere che non stabiliremo un’età, dando più importanza a una valutazione della salute della ricevente per lo sviluppo di una gravidanza”.
Si sta studiando anche il ruolo della donatrice e del donatore, e il numero di bambini che possono procreare. “La grande domanda in sospeso con la revisione della legge - osserva Raggi - è se, invece di indicare un numero di bambini per donatrice o donatore, non stabilire un numero di famiglie”. In modo che una famiglia possa, se lo desidera, ricorrere allo stesso donatore o donatrice anche per il secondo o terzo figlio.
Quello che è certo, è che ci sarà un registro delle donatrici, come per i donatori di sperma. E questo per permettere ai nascituri, una volta adulti, di acquisire informazioni sulle loro origini genetiche. Un registro che può scoraggiare chi vuole restare anonimo? Non lo crede Marina Bellavia: “Pensiamo di no perché questo non ha assolutamente scoraggiato i donatori di seme. Prevediamo che ci sarà la stessa tendenza anche per le donatrici”. Un auspicio che sembra essere confermato anche da quanto succede in altri paesi.
Nuove regole per la donazione di ovociti
Telegiornale 30.01.2025, 12:30