In Ticino c’è qualcosa che sta rovinando le notti dei sindaci dei comuni periferici, qualcosa di cui non si parla granché, ma le cui conseguenze sono potenzialmente dirompenti.
Per capirlo, occorre fare un passo indietro: era il 2014 quando la popolazione svizzera approvò in votazione la nuova legge federale sulla pianificazione territoriale. Una legge che cambiò il paradigma, prediligendo una densificazione e uno sviluppo abitativo in verticale, rispetto a quella orizzontale. Il tutto con lo scopo di salvaguardare la scarsità di territorio edificabile in Svizzera.
Da allora sono passati 10 anni ed è tempo di concretizzare i dettami di quella legge che – nella ormai famosa scheda R6 del Piano direttore cantonale - prevede che ogni abitante dovrebbe disporre di una superficie utile lorda di circa 50 metri quadrati e che potrebbe quindi portare a dei “dezonamenti”, andando ad annullare le zone edificabili di troppo. Un criterio che sta dividendo e facendo molto discutere e che mette appunto in difficoltà soprattutto le realtà periferiche.
“È una situazione che potrebbe potenzialmente fare male a molte famiglie ticinesi – afferma alla RSI il granconsigliere del Centro Gianluca Padlina –. Ci siamo però pure accorti che non tutti i cantoni hanno deciso di operare come ha fatto il Ticino, in particolare quelli che presumevano di poter avere problemi di sovradimensionamento”. Per questo Padlina, insieme al deputato PLR Omar Terraneo, ad aprile ha depositato una mozione che chiede al Governo di sfruttare tutto il suo margine di competenza.

Il futuro tra dezonamenti e palazzine nelle valli
SEIDISERA 24.10.2024, 18:22
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Il problema del sovradimensionamento lo confermano anche i sindaci di Faido e Serravalle, Corrado Nastasi e Pascal Venti: “Ci siamo resi conto che abbiamo delle eccedenze importanti di zone edificabili, ben oltre quello che ci aspettavamo” dice Nastasi. “In questi giorni stiamo ultimando la mappatura – gli fa eco Venti – e quello che sicuramente si può dire è che anche da noi un esubero c’è”.
L’associazione dei comuni della Leventina, di cui Anastasi è presidente, ha scritto a Zali già il 20 giugno, ma di risposte non ne sono ancora giunte. La stessa cosa, a breve, intende fare l’associazione dei comuni bleniesi.
Le conseguenze: dal blocco edificatorio al dezonamento
Le possibili conseguenze non sono di poco conto: si va da un eventuale blocco edificatorio fino al già citato dezonamento di terreni, che provocherebbe un enorme deprezzamento del loro valore. I terreni che invece “si salverebbero”, vedrebbero il prezzo crescere notevolmente, secondo la legge della domanda e dell’offerta.
Fattori che gravano come una spada di Damocle su realtà già in difficoltà e in lotta perenne contro lo spopolamento. “Questo metodo con questi parametri ci mette oggettivamente in difficoltà nell’ottica di uno sviluppo futuro delle nostre regioni” dice ancora il sindaco di Faido Corrado Nastasi. “Non siamo contenti e siamo preoccupati dalla situazione, anche perché la nostra tipologia di architettura abitativa è ben differente da quella che possiamo trovare in una città. Chi decide di trasferirsi nelle nostre regioni lo fa anche perché cerca una determinata qualità di vita e vuole costruirsi la propria abitazione con certi criteri e spazi. Questo parametro utilizzato indiscriminatamente per tutto il Cantone non ci sta quindi bene” aggiunge il sindaco di Serravalle Pascal Venti.
Lo spazio di manovra concesso da Berna e non utilizzato dal Cantone
Eppure, lo spazio di manovra ci sarebbe: la Confederazione indica infatti 22 possibili tipologie di calcolo, che vanno dai 55 metri quadrati ai 500. Una differenziazione che, finora, il Dipartimento del territorio, non ha però ritenuto di dover fare.
Forse, dunque, non è ancora troppo tardi. Anche se sabato scorso era la data limite, per i comuni, per consegnare al Dipartimento la mappatura del loro territorio.
Una speranza che conserva anche Gianluca Padlina, ancora in attesa di una risposta alla mozione.