Ticino e Grigioni

Piovono critiche sulle misure di risparmio proposte dal Cantone

La preoccupazione è palpabile tra gli operatori del settore sanitario - Il VPOD: “avremo un personale stanco e stufo”

  • 19 ottobre 2023, 18:37
  • 19 ottobre 2023, 19:52
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Preventivo 2024, sanità e socialità particolarmente toccati

SEIDISERA 19.10.2023, 18:28

  • Ti_Press
Di: SEIDISERA/Red.MM. 

Il giorno dopo la presentazione delle misure di risparmio proposte dal Consiglio di Stato si è riunita l’Associazione dei direttori delle strutture della Svizzera italiana - ADICASI - per leggere il messaggio governativo e interpretare le diverse voci di risparmio. I due punti che preoccupano di più l’associazione sono il mantenimento dei parametri standard di finanziamento e il congelamento della riclassificazione della scala salariale che è attesa da anni dai collaboratori. 

Con il mantenimento dei parametri standard s’intende che il Cantone finanzierà le strutture con la stessa cifra dell’anno scorso. “Le case anziani sono confrontate da tanti anni con un mancato riconoscimento del costo della vita. – chiosa il presidente di ADICASI Eliano Catelli - Negli ultimi anni la maggioranza delle case per anziani ha chiuso la propria contabilità finanziaria in perdita. Non abbiamo quindi quei margini per poter fronteggiare un ulteriore taglio di quelle che sono le entrate. Siamo quindi preoccupati”.   

Catelli e colleghi non sono ancora in grado di quantificare l’impatto di questa decisione in termini di prestazioni e intendono chiedere un incontro al Dipartimento della sanità e della socialità per farsi dire - citiamo - non solo che mancheranno delle entrate ma anche dove tagliare. 

Anche perché oltre l’80% dei costi delle case per anziani sono costi del personale, in un settore già sotto pressione che attende da parecchio - dicevamo - un aumento della scala salariale.

“Avremo un personale stanco e stufo. - Commenta Stefano Testa, segretario aggiunto del settore sanitario del sindacato VPOD Le conseguenze di non migliorare le classi salariali, non dare il carovita, continuamente lavorare al centellinamento del personale fa sì che questo mondo diventerà sempre meno attrattivo per i lavoratori e noi ci troveremo senza personale che curi i nostri anziani e i nostri malati”.   

L’Ente Ospedaliero cantonale lancerà un progetto di ridefinizione dei costi

L’Ente ospedaliero cantonale avrà quest’anno oltre 30 milioni di franchi in più di uscite, la metà di questi dovuti a rincari legati al personale. Altri 10 milioni vanno contabilizzati sotto le voci generi alimentari, energia e interessi bancari. Anche qui, come spiega il direttore Glauco Martinetti, si fanno i conti con le misure di risparmio del governo che si traducono con un contributo di solidarietà dall’ EOC al Cantone che passa da 2 a 6 milioni di franchi. “E dall’altra parte non abbiamo avuto adattamento delle tariffe. - puntualizza Martinetti - Quindi sull’ambulatoriale non abbiamo avuto adattamenti tariffali dalle casse malati da quattro anni a questa parte sulla degenza abbiamo avuto un misero aumento tariffario del 0,7% in quattro anni. Capite che evidentemente diventa molto difficile far quadrare i conti”. Una situazione, questa, che non consente di restare con le mani in mano.
“Lanceremo un progetto di ridefinizione dei costi all’interno del nostro ente, quindi settimana prossima abbiamo la direzione generale. - precisa Martinetti - Però evidentemente abbiamo anche delle leggi molto severe in Svizzera da osservare. Abbiamo una cura ai pazienti che deve essere fatta per legge. Siamo in Ticino gli unici mandatari dei mandati altamente specialistici, delle urgenze complesse che abbiamo, della formazione dei medici ma evidentemente dall’altra parte devono poter avere anche un contributo in egual misura”.

Critiche anche le cliniche private

Forti critiche e preoccupazioni arrivano anche dall’associazione Cliniche private ticinesi. Il presidente Giancarlo Dillena: “Ce l’aspettavamo, ma non siamo certamente contenti, anche perché quello che si vede dietro questa manovra è un taglio lineare, camuffato, che colpisce un po’ tutti i settori, quindi non c’è una progettualità. Il lato più preoccupante della faccenda è che tutto questo si ripercuote alla fine sulla qualità delle prestazioni dei pazienti. Ci saranno delle ricadute a tutti i livelli. Abbiamo già un problema di penuria cronica di personale formato. Cerchiamo di fare degli sforzi in questa direzione, però senza uno sforzo separato e ulteriore sarà difficile rimediare alle difficoltà attuali”.

La situazione in Ticino e le differenze con gli altri cantoni

Come è messo il Ticino rispetto agli altri Cantoni? La RSI ha intervistato il professore Nils Soguel dell’IDHEAP, l’Istituto superiore di studi in amministrazione pubblica.

“È difficile dire quale sia la situazione finanziaria esatta dei cantoni. In generale, l’immagine che ci viene presentata suggerisce che, i buoni anni precedenti la crisi del COVID_19 appartengano al passato per tutti, e che la situazione si va deteriorando.

Il Ticino, oltre ad avere un meccanismo di freno ai disavanzi, deve ritrovare il pareggio dei conti nel 2025. Abbiamo le regole più severe?

“A partire dal 2000 tutti i Cantoni, ad eccezione di Appenzello Interno, si sono dotati di regole di bilancio molto più restrittive rispetto a prima, ma ci sono comunque grandi differenze tra i cantoni. Vaud, ad esempio, autorizza un deficit equivalente agli ammortamenti, vale a dire che si chiede ai contribuenti di pagare le imposte necessarie solo per coprire le spese, ma senza coprire la svalutazione dell’infrastruttura. Ciò non vale in altri cantoni, in particolare in Ticino, dove i costi devono essere integralmente coperti. Regole ancora più severe, forse le più severe a livello nazionale, le ha per esempio il Vallese, che non può indebitarsi nemmeno per degli investimenti”.

Con il nostro Cantone, sono stati annunciati risparmi un po’ in tutti i settori. Si vanno a toccare in particolare i sussidi di cassa malati, le scuole, i trasporti. Dove si interviene di solito?

“Ci sono cantoni che strutturalmente fanno fatica a far quadrare il bilancio, a compensare le uscite con le entrate. Il Ticino fa parte di questi, ma si possono citare anche Jura, Neuchatel e in una certa misura anche Uri. E in tutti questi cantoni, quando si tratta di fare economia, i settori particolarmente toccati sono quelli che comportano le uscite maggiori, ovvero educazione, salute e soprattutto aiuto sociale”.

C’è la possibilità di sospendere questi meccanismi di freno all’indebitamento. A livello politico si fa pressione. Lei cosa ne dice?

“Le disposizioni prese nei vari cantoni prevedono tutte, senza eccezioni in caso di crisi o catastrofi, la possibilità di sospendere questi meccanismi per un periodo determinato. Ogni volta che si fa fatica, spesso si tende a mettere in discussione il dispositivo. Ma non bisogna dimenticare che questi meccanismi di freno ai disavanzi o di pareggio dei conti sono stati introdotti spesso nelle Costituzioni con un grande sostegno popolare. E la mia idea è che la volontà del popolo va rispettata”.

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