Le dimissioni del direttore generale della Posta, Roberto Cirillo, hanno riportato a galla le preoccupazioni per i piani di ristrutturazione della rete di uffici postali, anche perché le discussioni con i Comuni sono tuttora in corso. In vent’anni l’emorragia non si è fermata: erano 240 gli uffici postali e oggi se ne contano 58 e gli ultimi annunci hanno creato altri mal di pancia. Tanto che anche il Governo aveva mandato una lettera alla Posta. Si ricomincia da capo?
“Direi di no - risponde ai microfoni del Quotidiano il presidente del Governo, Christian Vitta - anche perché il nostro interlocutore è la Posta. In questo senso, con la Posta abbiamo avviato un discorso alla fine dello scorso anno. Avremo un incontro a febbraio, dove dovranno dirci come sono andati i contatti e il dialogo coi Comuni che erano e che sono toccati dal loro progetto di trasformazione”. Il direttore generale Roberto Cirillo se ne andrà a marzo, forse ci sarà quindi all’incontro con il Consiglio di Stato che ha ricevuto a stretto giro di posta le preoccupazioni e le lamentele giunte in particolare dalle valli. “Noi abbiamo innanzitutto richiesto che questo dialogo coi Comuni fosse di sostanza e non solo di facciata e soprattutto che si ricercasse il più possibile delle soluzioni concordate perché in alcune regioni - aggiunge Vitta - la chiusura di un ufficio postale rappresenta un grosso problema”.
Sono 21 gli uffici postali a rischio chiusura in tutto il Ticino e nel Moesano, compreso quello di Arzo, l’unico sopravvissuto in tutta la montagna di Mendrisio che serve anche Tremona, Besazio e Meride. La Posta, non ha mai confermato la lista degli uffici che potrebbero scomparire, magari trasformati in filiali con dei partner, per esempio dei negozi. Le trattative vengono condotte direttamente coi Comuni.
Gli uffici postali a rischio in Ticino e nel Moesano
“Non possiamo ancora dirlo - spiega il sindaco di Mendrisio, Samuele Cavadini - però siamo in fase di trattativa per trovare una soluzione affinché il servizio postale nei quartieri della montagna resti. In questo senso penso che nelle prossime settimane o mesi riusciremo ad arrivare a una soluzione”.
Le garanzie chieste per le zone periferiche riguardano anche i temi di percorrenza: al massimo venti minuti per raggiungere a piedi o con i mezzi pubblici un ufficio o un’agenzia postale, come indica l’ordinanza. “C’è la possibilità poi di ricorrere contro determinate decisioni, però l’auspicio è veramente che in alcuni casi possano correggere il tiro rispetto a quanto hanno preannunciato lo scorso anno” conclude Vitta.
“Spesso si trovano delle soluzioni virtuose - chiosa Cavadini - penso per esempio alla soluzione che abbiamo trovato a Rancate con un’agenzia in partenariato. Lì si è insediata una farmacia dove prima c’era l’ufficio postale che ha ripreso il servizio e quindi il quartiere si è trovato anche un servizio in più rappresentato dalla farmacia”. Scenari diversi ad esempio in Onsernone: l’agenzia di Loco ha appena chiuso. E l’ufficio di Verscio è tra quelli a rischio.
A rischio chiusura anche uffici postali ben frequentati
Il Quotidiano 12.09.2024, 19:00