Si registrano anche in Ticino situazioni che espongono le prostitute ad aggressioni fisiche e verbali e, per questo motivo - come sottolineato dall’associazione Zonaprotetta - è fondamentale sensibilizzare i clienti ma anche le professioniste stesse affinché siano sempre più consapevoli dei loro diritti.
Ai microfoni di SEIDISERA Vincenza Guarnaccia, coordinatrice dell’associazione che appunto si occupa di salute sessuale e dà sostegno psicosociale a persone a rischio di discriminazione, ha commentato lo studio svizzero di Procoré, la rete nazionale di difesa delle lavoratrici e lavoratori del sesso. Lì, a novembre, è stato pubblicato una sorta di sondaggio che ha raccolto le testimonianze di 24 persone tra i 28 e i 63 anni che svolgono questa professione in Svizzera. Vero, il campione non può considerarsi davvero rappresentativo, però emerge chiaramente come questa categoria di persone sia frequentemente esposta a violenze fisiche e verbali. Per citare due dati: il 70% ha subito stealthing - la rimozione del preservativo contro la propria volontà- e più della metà è già stata vittima di discriminazioni o insulti.
A tal proposito, qual è la situazione in Ticino? “Anche qui in Ticino chiaramente noi raccogliamo voci di professioniste che comunque ci parlano di situazioni di violenza, quindi è una realtà che esiste. Un cliente aggressivo, piuttosto che un cliente che non vuole magari usare un preservativo, o comunque ci possono essere anche situazioni in cui le persone si sentono in generale un po’ discriminate proprio per il tipo di lavoro che svolgono”. La stessa coordinatrice di Zonaprotetta spiega che, benché ci siano stati dei cambiamenti rispetto al passato (il lavoro in regola) vi siano comunque situazioni dove, a volte, chi svolge questo mestiere riconosce forme di violenza come parte dei rischi del lavoro. “Io credo che ci sia tanto sommerso rispetto a quelli che noi - prosegue - potremmo chiamare proprio degli abusi sessuali. È difficile a volte per una persona che fa questo mestiere identificare quel tipo di atteggiamento come atteggiamento abusante. Forse oggi è possibile iniziare a pensare ad attività di prevenzione alla violenza, quindi lavorare soprattutto sul riconoscimento dei propri diritti, sul fatto che comunque è una professione. Tutto questo rende più forti le persone che svolgono questo lavoro e quindi aumenta la loro capacità di proteggersi”.
Dei passi avanti sono stati compiuti, anche dalle istituzioni, ma per l’associazione vi sono margini per aumentare le tutele di chi pratica questo mestiere. “Penso che anche a livello di istituzioni e di quadro giuridico - ha concluso Guarnaccia - possa essere importante portare avanti un discorso che tenga in considerazione le lavoratrici del sesso non solo come qualcuno che in qualche modo si deve controllare rispetto al lavoro che svolgono. Questo è quello che accade oggi, con controlli per capire se svolgi il lavoro nel luogo dove è possibile ecc., manca forse un’attenzione proprio sulla protezione”.
Rompere il silenzio sulle violenze contro le lavoratrici del sesso
Il Quotidiano 17.12.2024, 19:00