Ticino e Grigioni

Prostituzione, tra Covid e guerra

In Ticino i luoghi in cui esercitare il mestiere sono ai minimi storici - Finora non sono stati segnalati fenomeni di sfruttamento legati al conflitto in Ucraina

  • 27 aprile 2022, 23:32
  • 9 minuti fa
Di: Quotidiano/Red.MM 

È una fotografia delle conseguenze delle limitazioni imposte dal Covid quella scattata dalla polizia cantonale nell'ambito dell'esercizio della prostituzione in Ticino. Otto locali erotici per un totale di circa 250 ragazze, e 16 appartamenti: mai così pochi i luoghi dove esercitare regolarmente il mestiere. Una diminuzione che preoccupa.

“Rischia di creare un sottobosco e forme di sfruttamento – afferma Vincenza Guarnaccia, operatrice per Zonaprotetta – Le persone non sapendo dove lavorare possono affidarsi a persone o situazioni che possono esporle a rischi”. Lo sfruttamento è un rischio che corrono maggiormente le persone più vulnerabili, come chi fugge da una guerra: oggi dall'Ucraina. “Diverse sono le situazioni di sfruttamento. – spiega Guarnaccia - Sicuramente il fatto che una giovane donna che proviene da una situazione difficile venga illusa da qualcuno che le promette magari un lavoro in Svizzera e poi si ritrova nell’ambito della prostituzione è una di queste”.

La polizia monitora

Alla Sezione Teseu della Polizia, che si occupa anche di prostituzione, ad oggi non sono arrivate segnalazioni in questo senso. “C’è comunque in atto un’attività di monitoraggio – dichiara Gianluca Calà Lesina, capo Sezione Teseu della polizia cantonale – È finalizzata alla prevenzione affinché questi reati possano essere denunciati tempestivamente e eventualmente individuati da parte dell’attività di perseguimento penale”.

“Noi siamo molto attenti – dichiara Vincenza Guarnaccia – restiamo allerta rispetto a situazioni che potrebbero coinvolgere migranti dall’Ucraina e il rischio che possano essere situazioni di tratta. Allo stato attuale noi non abbiamo segnali di questo tipo però non è che se non le vediamo vuol dire che non esistono” .

Tra Italia e Romania

Le nazionalità più rappresentate tra chi svolge il mestiere sono quella italiana e quella rumena: la differenza l'ha fatta l'entrata in vigore della legge cantonale nel 2020. “Hanno accesso a questa professione coloro che hanno diritto di lavorare in Svizzera – spiega Calà Lesina – quindi chi ha un permesso, chi risiede in Svizzera oppure chi richiede di poterlo fare con una notifica”.

Anche il permesso speciale S dà il diritto di svolgere questa attività. Si è già annunciato qualcuno?”No – risponde il capo Sezione Teseu - ad oggi non abbiamo ricevuto nessun annuncio”.

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