Le autorità federali e cantonali non abbassano la guardia e non considerano necessarie per il momento misure d'intervento particolari, oltre a quelle sanitarie già adottate, per contrastare l'epidemia di coronavirus in atto nel Nord Italia. Come valuta queste direttive il mondo economico ticinese che lavora praticamente in osmosi con le realtà soggette a chiusure e isolamenti? Antonella Crüzer ha rivolto la domanda a Fabio Regazzi, presidente dell'Associazione industrie ticinesi, al quale ha chiesto anche un commento su quanto fatto finora in Italia.
La sensazione vista dall’esterno è che si sono fatti cogliere abbastanza impreparati a differenza di altre nazioni dove il virus si era manifestato da tempo e dove la situazione era stata gestita a mio avviso meglio. L’Italia sembra aver reagito in ritardo e in modo, mi sembra, anche un po’ scomposto.
Fa un certo effetto sapere però che in Lombardia sono stati addirittura chiusi i bar e i locali notturni, mentre qui questa mattina circa 67'000 frontalieri stanno rientrando al lavoro
Posso capire che le autorità svizzere per il momento assumano una posizione piuttosto attendista, non credo sia opportuno adottare misure troppo restrittive o troppo vincolanti, perché questo potrebbe avere comunque tutta una serie di ripercussioni anche se evidentemente una certa preoccupazione comincia un po’ a manifestarsi. Si percepisce pure un certo nervosismo anche a livello politico. Tutto comprensibile, ma io ho fiducia nelle nostre autorità e nella loro capacità nel gestire queste crisi.
Abbiamo avuto notizie di alcune realtà, tra le quali un colosso dell’industria chimica con sede nel Luganese, che hanno deciso preventivamente di lasciare a casa i propri dipendenti questa mattina per capire come evolverà la situazione. Cosa ne pensa?
Ogni azienda, in base a quelle che sono le proprie valutazioni, la propria gestione dei rischi, è libera di vietare ai propri collaboratori di presentarsi sul posto di lavoro. Credo comunque che sia un discorso prematuro da fare, evidentemente i collaboratori che avvertono manifestazioni di questo virus dovrebbero assolutamente evitare di spostarsi e venire al lavoro.
Con l’Associazione delle industrie ticinesi temete contraccolpi, magari non nell’immediato?
Una certa preoccupazione c’è, anche l’aspetto economico non è secondario