Il gruppo di lavoro incaricato di trovare un modo per applicare l’iniziativa “Salviamo il lavoro in Ticino” ha concluso il suo mandato senza riuscire a trovare un’intesa sull’ammontare del salario minimo chiesto dal testo approvato dal popolo ticinese il 14 giugno 2015. Le trattative fra iniziativisti, cantone, padronato e sindacati, come confermato dal consigliere di Stato Christian Vitta, non hanno permesso di raggiungere un accordo tra le proposte avanzate dalle varie parti. Proposte che spaziano dai 2'800 ai 3'500 franchi al mese (le soglie dell’assistenza e dell’AVS). Il gruppo, attivo da 20 mesi, venerdì ha tenuto la sua ultima riunione.
Nel corso dei lavori ha tentato di trovare un valore di riferimento che potesse rappresentare un compromesso tra le attese del padronato e quelle dei promotori del testo che prevedeva retribuzioni differenziate in base a mansione e settore di attività. I rappresentanti dell’economia la ritengono l’unica soluzione praticabile. I promotori della raccolta di firme si erano invece detti favorevoli a un salario minimo unico.
Ora la palla passa nel campo del Consiglio di Stato che dovrà valutare l’esito dei lavori del gruppo, la bozza di progetto di legge e decidere come affrontare i punti ancora in sospeso per tradurre in pratica la proposta lanciata dai Verdi nel 2013 che di recente ha ottenuto la garanzia federale. Molto dipenderà anche dall’attesa sentenza del Tribunale federale sul ricorso interposto nel 2014 da tre associazioni padronali e otto imprese contro la legge approvata dal Parlamento del canton Neuchâtel.
Diem/CSI/Quot
CSI 18.00 del 10.03.17: il servizio di Pervin Kavakcioglu con le considerazione di Christian Vitta
RSI Info 11.03.2017, 10:52
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