Una sorta di sollievo prevale tra le reazioni delle istituzioni scolastiche, relativamente alle affermazioni del medico cantonale secondo cui, in caso di seconda ondata, la scuola sarà probabilmente una delle ultime attività a dover chiudere.
"Timori di principio non ne ho - ha spiegato ai microfoni della RSI Marco Costi, direttore delle scuole medie di Ambrì e presidente del collegio dei direttori di scuola media - sono convinto che grazie a questa flessibilità, più volte sottolineata, non avverrà nulla dall'oggi al domani, e questo periodo ci permetterà di intervenire approntando quelle misure che permettono una certa sicurezza".
Di opinione analoga Anna De Benedetti-Conti, presidente del Consiglio della Conferenza cantonale dei genitori, soddisfatta dell'annuncio odierno. "Dipende come uno la vive - ha spiegato - I genitori che lavorano sono chiaramente sollevati perché, sebbene l'accudimento sia previsto dal DECS e dal DSS, abbiamo visto che i ragazzi per imparare hanno bisogno della comunità a scuola. Confrontarsi coi compagni e coi docenti. Anche le parole del medico cantonale ci rassicurano, perché vuol dire che la scuola come collettività non è considerato particolarmente a rischio".
Per Fabio Camponovo, presidente del Movimento della scuola, la decisione odierna è saggia. Per quanto riguarda una eventuale seconda ondata, "c'è comprensione per le affermazioni di Merlani, anche se purtroppo negli ultimi mesi abbiamo avuto non poche contraddizioni dal punto di vista delle indicazioni mediche. Credo che almeno l'imposizione della mascherina forse andrebbe considerata come una misura logica".
Il sindacato studentesco: "Bene, ma non basta"
Il Sindacato indipendente degli studenti e apprendisti (SISA), dal canto suo, ha preso atto "con relativa soddisfazione dell’odierna decisione", si legge nella nota diramata lunedì. Secondo il SISA, però, restano "alcune importanti lacune di tipo finanziario e scolastico". Nello specifico viene rimproverato al DECS di non aver previsto una distribuzione gratuita di mascherine. In secondo luogo, viene espresso stupore per la mancanza di sufficienti "forme di sostegno scolastico agli studenti in difficoltà, e viene ribadita "la necessità di introdurre corsi di recupero e doposcuola pubblici, gratuiti e di qualità". Infine viene rimarcato come la pandemia abbia "messo a nudo varie fragilità della scuola ticinese, confrontata con spazi e risorse insufficienti ad adempiere compiutamente alla propria funzione".
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