La scuola ai tempi del coronavirus non sarà più la stessa, con solo metà degli alunni di scuole elementari e medie in classe (e l'altra metà a distanza). Almeno è questa l'idea che ha in mente il consigliere di Stato Manuele Bertoli. "I nostri approfondimenti sui modelli che riguardano le scuole vanno verso classi sostanzialmente dimezzate, perché questo permette di avere un alunno/a per banco (sto parlando delle scuole elementari e delle medie), di organizzare in maniera ordinata l'entrata e l'uscita, di fare in modo che tutti possano individualmente lavarsi le mani o disinfettarsi in classe (dove non ci sono lavandini), in modo da poter tornare a scuola con le garanzie di base", ha dichiarato il direttore del Dipartimento dell'educazione, della cultura e dello sport ai microfoni della RSI, a Modem, mercoledì 22 aprile.
Il mondo della scuola è stato sconvolto dall’emergenza coronavirus. L’11 maggio è la data indicata dal Consiglio federale per la riapertura delle scuole dell'obbligo, una data che fa molto discutere in Ticino, e non solo in Ticino. La popolazione si chiede se abbia senso oppure no far tornare bambini e ragazzi a scuola in un momento dove il numero dei contagi delle vittime da Covid-19 è sì in calo ma dove il ritorno parziale all'attività economica e anche alla formazione potrebbe far rimbalzare verso l'alto queste cifre.
"Io sono stato il primo - spiega Bertoli - all'interno della conferenza dei direttori della pubblica educazione a porre questo tema. Per riaprire le scuole, le prime indicazioni necessarie, pratiche, sono quelle sanitarie. Quindi finché noi non abbiamo chiaramente indicazioni su quale siano queste condizioni è difficile immaginare una riapertura totale, parziale o di qualsiasi tipo. Da Berna non sono ancora arrivate indicazioni, ci stanno lavorando, però noi ci siamo mossi a livello locale, quindi con il medico cantonale in Ticino, ragionando su un piano di prudenza. E’ possibile anche – ma non lo so in questo momento - che quanto arriverà da Berna sia meno vincolante di quello che potremmo autoimporci, sempre a partire da questo principio di prudenza".
Per rispettare le distanze in classe "alle medie (dove operano più docenti per ogni classe) dovremo fare delle scelte sulle materie da seguire in classe e sulle materie, invece, da seguire a distanza. E’ chiaro che non si potrà fare la scuola come prima".
"Prima di pensare ai trasporti e alle mense, poi, dobbiamo pensare che la scuola non è solo lezioni ma è soprattutto relazioni ed è proprio la ripresa della relazione diretta tra allievo e docente (o una parte dei docenti nel caso della scuola media) e rispettivamente la ripresa della relazione diretta tra allievo e allievo (o una parte dei propri compagni) che è determinante, è che è il motivo numero uno per cui è bene poter riaprire le scuole (seppur in maniera particolare) - ha spiegato Bertoli -. Poi le altre questioni sono più, diciamo così, pratiche. Sono molto importanti, ma sono elementi su cui bisogna trovare soluzioni… non elementi su cui costruire il perché di un rientro a scuola. Immaginiamo, per esempio, che la refezione non ci sia, perché se si andrà verso una frequenza sostanzialmente a mezza giornata non sarà necessaria (i ragazzi possono mangiare dopo, a casa). Per quanto riguarda il trasporto pubblico, se i ragazzi (parlo delle medie) che vanno a scuola sono meno, sono sostanzialmente la metà anche quelli che si trovano nello stesso istante sui bus e sui treni".
Per saperne di più
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