Due periodi prolungati di siccità, per due anni di fila. È il dato, sotto gli occhi di tutti, che in Ticino continua ad alimentare preoccupazioni. Alcuni comuni hanno già iniziato a raccomandare un uso moderato dell'acqua o a introdurre vere e proprie limitazioni. Intanto il suolo si è inaridito e i recenti incendi sul Monte Generoso e sul Gazzirola hanno messo bene in evidenza tutti i conseguenti rischi. È il quadro di una situazione che non accenna purtroppo a mutare. E non sono certo sporadiche piogge, come quelle arrivate proprio nelle ultime ore, a poter invertire il corso delle cose.
Massimiliano Zappa è specialista di idrologia presso l'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio
Serve ben altro, per poter compensare il deficit idrico accumulatosi negli ultimi tempi. È, del resto, una questione puramente aritmetica: "Se per un mese non ha piovuto, nel mese dopo deve piovere almeno il doppio per recuperare quanto manca", osserva
Massimiliano Zappa, idrologo presso l 'Istituto federale di ricerca per la foresta, la neve e il paesaggio (WSL). Questa carenza di precipitazioni a sud delle Alpi va evidentemente ricondotta agli effetti dei mutamenti climatici. E gli sviluppi dal punto di vista idrologico dipenderanno dalla futura portata del surriscaldamento globale. Se si riuscirà a contenerlo nella misura di 1,5 gradi centigradi, ossia nei termini previsti dall'Accordo sul clima di Parigi, "le perdite saranno ridotte". Ma se le emissioni continueranno ai ritmi attuali, col risultato di arrivare a temperature con 4 gradi in più, "è già stato detto che circa il 10% in meno di deflussi sarà realistico in Svizzera".
Siccità, inaridimento del suolo e rischi correlati: l'incendio divampato domenica scorsa sul Gazzirola
Ma perché in Ticino piove così di meno, rispetto al passato? "I sistemi atmosferici creano delle zone di stabilità a sud delle Alpi", col risultato che "le precipitazioni vengono deviate altrove". L'aria presenta una temperatura più calda e necessita così di più tempo per saturarsi. Quindi, se non si satura nel momento in cui transita sul cantone, passa altrove e "le precipitazioni vanno a finire da un'altra parte". Quanto è però concreto il rischio che situazioni di siccità si ripresentino con regolarità in avvenire? Se si guarda retrospettivamente all'ultimo trentennio, "non c'è mai stato un evento di siccità così generalizzato come negli ultimi due anni". Ma è anche vero che, a partire dal 2003, "non solo in Ticino ma anche a nord delle Alpi questi fenomeni si sono ripetuti in maniera già abbastanza regolare", precisa Zappa, rammentando situazioni riscontrate nel 2011, nel 2015 e nel 2018. Su un piano più generale, carenze di risorse idriche, o precipitazioni limitate per un periodo prolungato, rappresentano inoltre scenari che la climatologia evoca già da decenni. Quindi "penso che sia un fenomeno a cui ci si deve abituare", sostiene l'esperto.
Dietro l'impatto nel Mendrisiotto
Quali sono i corsi d'acqua che, in Ticino, risultano più esposti a queste dinamiche? I più vulnerabili sono soprattutto quelli "che hanno un piccolo bacino imbrifero a monte e quindi anche quelli che nel sottosuolo hanno rocce calcaree", anziché rocce più compatte come i graniti nel nord del cantone. È quindi il territorio del Ticino meridionale, proprio a causa delle rocce calcaree, ad avere "di sicuro meno capacità di trattenere l'acqua rispetto alle rocce granitiche". Fiumi come il Gaggiolo e la Breggia risentono fortemente di queste dinamiche. "Soprattutto la Breggia", precisa l'idrologo, poiché geologicamente "è all'interno di una zona calcarea ed è anche caratterizzata da fenomeni carsici".
Nel Mendrisiotto, vista la persistenza della siccità, il comune di Breggia ha di recente reintrodotto limitazioni all'uso dell'acqua
Sono tuttavia più articolate le ragioni per cui è in particolare il Mendrisiotto a soffrire la siccità. Per coglierle, va fatto anzitutto un raffronto con quanto si verifica in altre aree del cantone. Le piogge, va premesso, vengono trattenute dai rilievi. Quindi, dove ce ne sono di più, come per esempio in Val Verzasca, "arrivano le masse umide, che vengono spinte verso l'alto e la pioggia può cadere". Anche per questo "la pioggia arriva di solito da ovest, si ferma in Valle Maggia, in Verzasca, mentre la Val di Blenio rimane generalmente più asciutta perché l'acqua è già caduta più a ovest". Nel Mendrisiotto invece, fatta eccezione per il Generoso e il San Giorgio, non ci sono "grandi montagne che trattengono e spingono le masse verso l'alto", consentendo così di avere delle piogge orografiche. Inoltre il Mendrisiotto ha dimensioni ristrette, piccoli bacini oltretutto calcarei e quindi "poco spazio per accumulare l'acqua". Essa non viene infatti trattenuta dal suolo, ma scorre soprattutto superficialmente. Se infine si considerano l'alta densità della popolazione, le tante industrie che hanno bisogno di acqua e anche le esigenze legate all'agricoltura, a emergere è un elevato "fabbisogno idrico, su un fazzoletto di terra abbastanza ristretto".
Fra acquedotti a lago e innalzamenti delle dighe
Proprio sullo sfondo di tutti questi problemi sta prendendo corpo, nel distretto, il progetto di acquedotto a lago per attingere dal Ceresio. Si tratta di "una tecnologia che funziona già da anni", rileva l'esperto, rammentando, in particolare, che la città di Zurigo trae gran parte della sua acqua potabile proprio da un acquedotto a lago. Un sistema del genere è quindi "sicuramente pensabile anche per le città e i paesi attorno ai laghi ticinesi". Naturalmente, come per ogni tecnologia, vanno fatte le debite manutenzioni e anche "gli aspetti ecologici e di qualità delle acque che vengono attinte e poi immesse nelle condotte" debbono essere tenuti sotto controllo. Inoltre, se si installa un dispositivo del genere, si tratta "anche di essere lungimiranti", evitando soluzioni localistiche e adoperandosi in modo da collegare all'impianto "il numero più alto di comuni possibile".
I problemi energetici, anche in Ticino, hanno rilanciato il dibattito su un possibile innalzamento delle dighe
Intanto, sull'onda dei problemi energetici, ha ripreso vigore anche in Ticino il
dibattito sull'innalzamento delle dighe. Ma quanto potrebbe incidere questa opzione sui problemi idrici in atto? Secondo Zappa, tenuto conto degli aspetti ambientali, è certamente di utilità "ogni soluzione che aiuta ad immagazzinare acqua in periodi nei quali è abbondante, per metterla a disposizione in periodi nei quali è scarsa". Detto questo, però, "non è che se l'acqua è a disposizione nel bacino del Luzzone, possiamo usarla il giorno dopo a Mendrisio per irrigare le vigne". In altre parole l'acqua, una volta stoccata in infrastrutture come le dighe, non è necessariamente disponibile per alimentare delle zone nei periodi di magra. Si tratta di un aspetto da ponderare con molta attenzione. L'acqua viene infatti "gestita soprattutto localmente" e, a livello di distribuzione, "i vasi comunicanti" non sono certo "così densi come in una rete stradale o in una rete di trasporti pubblici", rammenta l'esperto.
Alex Ricordi
Come adeguarsi alla siccità
SEIDISERA 08.03.2023, 19:46