I veterinari di San Gallo e dei Grigioni lanciano l'allarme perché al confine arrivano sempre più cani e cuccioli di cani importati illegalmente dai paesi dell'Est, che entrano in Svizzera dall’Austria o dall’Italia. Lì, gli animali costano meno ma le condizioni di trasporto spesso sono pessime e c'è il rischio che abbiano e portino in Svizzera la rabbia, una malattia che qui è stata debellata.
“Siamo la porta d'entrata dall'Europa dell'est, dai Balcani e dai paesi dal vecchio blocco dell'orientale e quindi siamo particolarmente toccati dal fenomeno delle importazioni illegali di animali”, spiega alla RSI Martin Tschirren, guardia di confine.
E a San Gallo e nei Grigioni i veterinari cantonali ricevono più volte alla settimana segnalazioni di cani e cuccioli non dichiarati, da chi dopo averli acquistati all’estero – dopo un cucciolo costa 30-100 euro contro i 1'200 che si pagherebbero in Svizzera – li vuole rivendere nella Confederazione.
A preoccupare gli addetti ai lavori, come detto, è la rabbia. “In alcuni paesi, come Kosovo, Albania e Serbia, ma anche in certe zone del Nordafrica, questa malattia esiste ancora”, afferma il veterinario cantonale grigionese Giochen Bearth. “La rabbia costituisce una minaccia per gli animali, ma anche per gli esseri umani: è una malattia trasmissibile”, aggiunge.
Le autorità avvertono: importando illegalmente se si viene pizzicati la fattura può essere molto salata; se si viene scoperti si rischia infatti una procedura penale e bisognerà pagare i costi delle misure intraprese in caso di sospetta rabbia. “Se dobbiamo intervenire sequestrando l’animale, metterlo in quarantena o peggio sopprimerlo, allora si parla di costi nell’ordine di migliaia di franchi”, spiega ancora Giochen Bearth.