Ticino e Grigioni

Trasferimenti sfuggiti di mano

Un progetto di rotazioni inizialmente bene accolto ma poi usato anche a scopo intimidatorio sarebbe all'origine del malcontento fra le Guardie di confine

  • 18.09.2018, 20:01
  • 23.11.2024, 00:18
01:33

CSI 18.00 del 18.09.2018 Il servizio di Alessandro Broggini

RSI Info 18.09.2018, 20:00

  • © Keystone / Ti-Press / Gabriele Putzu

Scontenti dei trasferimenti, o meglio di come sono stati gestiti e utilizzati all’interno del corpo delle Guardie di Confine della Regione IV: affonderebbero qui le radici del diffuso malcontento che ha trovato sfogo nella lettera di protesta promossa da alcuni graduati e sottoscritta da 130 guardie, attive soprattutto nel Sottoceneri. Malcontento che è tra i motivi della bufera che da qualche settimana imperversa sul corpo.

All’origine ci sarebbe il progetto creato un paio di anni fa dal 46enne ufficiale responsabile del personale, oggi trasferito a Berna in attesa che la giustizia militare prima e quella amministrativa poi facciano luce sulla vicenda. Un progetto che prevedeva la possibilità di far cambiare a rotazione i luoghi di servizio degli agenti, con il loro consenso e senza comprometterne le situazioni famigliari. Nato con scopi formativi, anche da richieste delle guardie stesse, per dare la possibilità di confrontarsi con realtà diverse, soprattutto quelle più calde lungo la frontiera del Mendrisiotto.

I sindacati coinvolti avevano salutato positivamente la novità sottolineando però da subito la necessità che gli spostamenti fossero concordati e non imposti. Ma stando a nostre informazioni l’applicazione pratica avrebbe preso proprio questa piega, superando i limiti del buonsenso, diventando addirittura uno strumento per fare pressione, usato in maniera coatta, se non addirittura punitiva.

Intanto a finire sotto la lente federale ci sarebbe pure l’operato di un terzo alto ufficiale della regione IV. Stando al Corriere del Ticino l’uomo, un 40enne da vent’anni attivo nel corpo, nel frattempo è già stato trasferito fuori cantone.

Il suo nome si aggiunge a quelli del capo del personale e del 58enne responsabile dello Stato Maggiore sospesi dalle loro funzioni e al centro di un’inchiesta amministrativa ora congelata in attesa che faccia il suo corso la giustizia militare, secondo la quale formalmente non ci sono indagati in quanto sono ancora in corso gli accertamenti preliminari.

Alessandro Broggini – Paolo Bobbià

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