Ticino e Grigioni

Tratta di esseri umani, situazione critica anche in Ticino

Platforme Traite: “Non c’è la volontà politica di dare sostegno alle vittime e la problematica non è presa sul serio”. La replica: “Ingeneroso dire che non si fa nulla”

  • 30 luglio, 20:51
  • 30 luglio, 21:02
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Foto d'archivio, una protesta a Lucerna contro il traffico di esseri umani

  • Keystone
Di: Seidisera/RSI Info 

Il 30 luglio si celebra la giornata internazionale contro la tratta di esseri umani. In Svizzera il fenomeno è in crescita e secondo Platforme Traite, la rete di ONG attive nel settore, i casi registrati nel 2023 sono stati 197, l’11% in più rispetto all’anno precedente.

Anche in Ticino la situazione è critica, come ci conferma Georgiana Ursprung, coordinatrice di Platforme Traite: “Non c’è la volontà politica di dare sostegno alle vittime e la problematica non è presa sul serio”. Secondo le cifre fornite dalla polizia cantonale in Ticino però non si registrano casi dal 2019. A Gabriele Fattorini, direttore dell’azione sociale e delle famiglie del Dipartimento della sanità e della socialità, abbiamo chiesto se non è strano che un Cantone di confine non presenti una casistica?

“ La polizia oggi fornisce i dati che riguardano le condanne, non tanto le segnalazioni o le inchieste che avvengono in questo ambito. Come servizio cantonale per l’aiuto alle vittime di reati sono stati seguiti dal 2020 indicativamente otto situazioni. Occorre però precisare che si tratta di un fenomeno complesso, che non è sempre facile identificare e denunciare”.

Secondo le associazioni impegnate sul terreno, senza le strutture necessarie i casi non emergono. Il Canton Vaud, per esempio, fino a 10 anni fa presentava due o tre segnalazioni all’anno, oggi, con la sua struttura molto sviluppata, quasi un centinaio. Non è per questo che in Ticino non ci sono tanti casi?

“Sarebbe alquanto ingeneroso dire che in Ticino non si fa nulla. Innanzitutto abbiamo il servizio di aiuto alle vittime di reati che si occupa di situazioni puntuali. Inoltre, qualche anno fa, è stata istituita una tavola rotonda che coinvolge tutti i vari Dipartimenti potenzialmente interessati dal fenomeno”.

Oltre al Canton Vaud, che sappiamo essere particolarmente all’avanguardia in questo ambito, altri Cantoni sono partiti da zero e stanno ora facendo importanti passi avanti, eseguendo, per esempio, delle indagini sul territorio. Il Ticino seguirà questi esempi?

“La tavola rotonda si occupa di monitorare il fenomeno ed è l’organo preposto per portare avanti delle riflessioni in questo ambito, di tipo strategico ma anche operativo. Non è un tema che si vuole ignorare”.

In Ticino esiste l’antenna Mayday, che si occupa della problematica. Non sarebbe una buona base da cui partire, anche attraverso un mandato del cantone?

“In realtà il Cantone ha già un mandato con quest’antenna per riconoscere e indirizzare le potenziali vittime di tratta ai servizi competenti. Il progetto che si vorrebbe eventualmente sviluppare andrà portato avanti dalla tavola rotonda e andrà comunque condivido a livello interdipartimentale”.

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