In ottobre, lo avevamo anticipato, una truffa era stata perpetrata ai danni di alcuni clienti di BancaStato: hacker avevano clonato il portale e-banking dell’istituto. Avevano raggirato alcuni clienti - una dozzina secondo nostre informazioni - ed erano riusciti a trasferire dai loro conti, nel complesso, diversi milioni di franchi. Il Ministero pubblico ticinese aveva aperto un’inchiesta penale. Oggi è stato il Ministero pubblico della Confederazione a confermarci di aver rilevato il caso.
Saranno dunque gli inquirenti federali ad occuparsene anche perché l’inchiesta è allargata ad altre truffe e ad altre banche che sono state colpite. In quelle settimane, dunque, sono stati clonati portali anche di altre banche elvetiche e del resto in quel periodo anche la FINMA - l’autorità federale di vigilanza sui mercati finanziari - aveva aumentato il grado d’allerta.
Il ministero pubblico della Confederazione ci conferma che l’inchiesta è ancora contro ignoti. Sono casi molto complicati. Sono sempre necessarie rogatorie internazionali e richiesta di assistenza giudiziaria ad altri paesi.
Gli hacker spostano infatti spesso il denaro che hanno rubato da una parte all’altra del mondo e anche se lasciano tracce ci vogliono spesso mesi o anni - nella migliore delle ipotesi - a rintracciare il denaro. Possibili mandanti? Spesso questi gruppi agiscono dall’Asia o dall’Europa dell’Est. Russia in particolare. E a volte, così ci ha detto un esperto, questi hacker - soprattutto se si parla di criptovalute - agiscono per conto di governi, per esempio la Corea del Nord.
L’intervista all’esperto
Truffe online, lo sappiamo, sempre più frequenti. Ne abbiamo parlato con un esperto: l’avvocato Lars Schlichting di Lugano, specializzato proprio in digitalizzazione. E con lui abbiamo parlato anche delle responsabilità che le banche hanno quando sono chiamate a proteggere i loro clienti.