Il Dipartimento del territorio ticinese ha presentato il primo testo di legge per regolamentare il settore dell'estrazione e della lavorazione della pietra. Un settore oggi composto da una trentina di aziende che, secondo i dati dell'ufficio cantonale di statistica, impiegano circa 300 persone. Un settore delicato perché ha un discreto impatto ambientale e perché spesso non rispetta la pianificazione cantonale. Il Dipartimento del territorio considera gli attuali strumenti di organizzazione e controllo insufficienti. Per fare davvero ordine ha dunque deciso di legiferare, ma questa legge ha tutti (o quasi) - tra patriziati e aziende del settore - contro.
La normativa in questione prevede un cambio radicale nel rapporto tra i cavisti e i proprietari dei terreni; che nella maggior parte dei casi sono i patriziati. Oggi questo rapporto è regolato da un contratto d'affitto fra privati; la legge prevede che si passi a una concessione. Il sito d'estrazione verrebbe dunque aggiudicato su concorso e il Cantone si assumerebbe un ruolo di controllo molto maggiore rispetto a oggi.
Altro punto centrale: oltre alla licenza edilizia il cavista dovrà presentare un'autorizzazione d'esercizio che implica tutta una serie di verifiche (anche costose). Sono proprio questi due punti che hanno fatto infuriare i patriziati; patriziati che, con il municipio di Riviera, hanno presentato una presa di posizione lunga e dettagliata; lo stesso hanno fatto diverse aziende attive nel settore.