Nei giorni scorsi l’ex alto funzionario del Cantone, Ivan Pau-Lessi, ha ottenuto l’accesso ai passaggi che lo chiamano in causa della sentenza emessa, il 29 gennaio scorso, contro l’ex operatore sociale condannato per abusi. La decisione della Corte d’appello non è ancora cresciuta in giudicato. Intanto lunedì il “Quotidiano” ha anticipato le critiche sollevate nelle motivazioni scritte del verdetto.
Il 24 febbraio 2005, due delle tre ragazze rimaste vittima delle attenzioni dell’operatore andarono da Pau-Lessi, il suo superiore, per segnalargli il problema. Sui contenuti dell’incontro le versioni in parte divergono. A verbale una delle giovani ha dichiarato di essere certa di avere parlato esplicitamente di rapporti sessuali, subiti da lei e da altre. Secondo l’amica sarebbero invece rimaste, di proposito, sulle generali. Avrebbero riferito solo di avances, senza entrare nei dettagli. Versione che coincide con quella di Pau-Lessi.
Avances o no – rileva la Corte – Pau-Lessi non menzionò né l’opzione di una denuncia penale, né la possibilità di chiedere un sostegno. Non avvisò il suo diretto superiore, e non inserì, nel dossier dell’operatore, il verbale dell’incontro (steso oltretutto senza farlo firmare).
Si limitò a promettere che avrebbe preso le misure necessarie: sia consigliando all’interessato una psicoterapia, sia affidandogli compiti di carattere esclusivamente amministrativo, non più cioè a diretto contatto coi giovani. Ma il trattamento medico non gli fu mai proposto, e dopo un certo periodo il dipendente tornò al fronte. Fu proprio questo che spinse infine una delle donne a denunciarlo.
Il risultato? Un ingiustificabile ritardo di ben 13 anni – scrive la Corte. Se si fosse intervenuti come le circostanze imponevano, il terzo caso approdato in aula non sarebbe mai avvenuto. E la sofferenza dell’unica giovane riconosciuta come vittima sarebbe stata – si legge – meno lunga e gravosa.
Da parte di Pau-Lessi, per ora, nessun commento. “Ci esprimeremo soltanto dopo avere ricevuto la sentenza – spiega il suo avvocato, Andrea Bersani. Che sottolinea: “A quell’incontro erano presenti, contemporaneamente, entrambe le ragazze. Comunque sia – aggiunge il legale – non posso che ribadire l’assoluta estraneità del mio cliente a tutti i fatti menzionati.”