"Proprio alcuni minuti fa abbiamo ricevuto la notizia che un collega medico è morto e altri due sono infettati. Può immaginare che la nostra situazione non è facile da vivere". A parlare è il dottor Vicenzo Liguori, specialista in medicina interna generale e membro del Circolo di Lugano, che con i suoi colleghi medici di famiglia è in prima linea nell'assistere i malati in Ticino.
I medici di famiglia nell'emergenza della pandemia si sentono come soldati al fronte. "Lo facciamo per senso di responsabilità e del dovere. Sappiamo che in questi momenti la medicina di famiglia deve dimostrare il proprio ruolo nella società. Siamo consapevoli dei rischi, ma siamo orgogliosi di poter offrire un servizio alla popolazione e di poterla rassicurare, perché noi ci siamo. Molti studi sono rimasti aperti nei giorni festivi, siamo disponibili telefonicamente".
Come i soldati al fronte, dopo settimane di combattimento, anche i generalisti cominciano ad essere stanchi. Fisicamente e mentalmente. "Tutti hanno paura. Entriamo in una casa e non sappiamo chi abbiamo di fronte. Probabilmente è una persona infetta e dobbiamo proteggerci. Ma non neghiamo l'intervento a nessuno. Portiamo la nostra professionalità e il nostro conforto. Ma ogni volta che usciamo ci chiediamo: l'avrò presa? sarò infetto? È una situazione angosciante, sotto certi aspetti", sottolinea Vincenzo Liguori.
Per i medici di famiglia ticinesi in questi giorni c'è una preoccupazione in più. I mezzi a loro disposizione per proteggersi dal nemico invisibile si stanno assottigliando. Anche la logistica è in difficoltà. La prima fornitura di camici, guanti e mascherine (arrivata negli studi tramite il cantone grazie all'aiuto dell'Ordine) si sta esaurendo e i fornitori di scorte non ne hanno più. "Anche noi ci chiediamo cosa succederà nei prossimi giorni - conclude il medico -. Speriamo arrivi nuovo materiale".