Rivoluzionare il soccorso in caso di valanghe. È l'obiettivo di un'azienda di Mendriso (DOS Group SA) che, insieme alla SUPSI, ha sviluppato un prototipo di un apparecchio (chiamato Arvados) per la ricerca di persone travolte dalle slavine, in grado di ridurre drasticamente i tempi di intervento. La sfida ora è metterlo in commercio.
La RSI ha seguito la dimostrazione del nuovo dispositivo vicino alle piste di Airolo Pesciüm, su un'area dedicata all'allenamento dei soccorsi in caso di valanga. Il terreno ideale per un test.
Il prototipo lavora accoppiato a uno smartphone che fa anche da interfaccia. Vedere e utilizzare il segnale sul telefonino o sullo schermo di un computer a distanza sono solo due delle possibilità.
L'intuizione è stata potenziare i sensori presenti nello smartphone, realizzando un dispositivo capace di sfruttare le numerose reti di comunicazione già esistenti: dal 5G all'internet delle cose, passando anche per sistemi più tradizionali.
Per due anni, 4 ricercatori, specializzati in differenti ambiti, hanno collaborato a questo progetto, finanziato dal programma federale INNOSUISSE, ente nazionale per la ricerca e l'innovazione.
Lavorare fianco a fianco ha dato i suoi frutti. Aprendo anche a nuovi utilizzi di un'apparecchiatura finora confinata all'inverno. La precisione e la tenuta del segnale possono infatti venir sfruttate anche in caso di un'escursione in montagna, lungo un sentiero o ancora andando per funghi.
I dati sugli incidenti
Sulla neve, fuori dalle piste segnalate, i pericoli legati alle valanghe non mancano. A ricordarlo sono le cifre degli incidenti mortali registrati in Svizzera nell'ultimo decennio. Una media di 22 all'anno. Nel 2018, 20 persone hanno perso la vita sotto una slavina.