È accusata di tentato omicidio e incendio intenzionale aggravato, perché il 28 dicembre del 2019 ha dato fuoco alla pensione La Santa di Viganello. Dieci giorni dopo la morte di un uomo, ucciso, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, da altri due abitanti della pensione (il processo si terrà in maggio). Proprio quei fatti – secondo quanto racconta la donna – l’hanno spinta ad agire così. “Ero arrabbiata, ha dichiarato di fronte al giudice Mauro Ermani, “nella mia mente continuavo a vedere la scena di queste persone che lo picchiavano.” Aveva conosciuto la vittima tre anni prima, durante uno dei tanti, tantissimi, ricoveri alla clinica psichiatrica di Mendrisio. 38 in 10 anni.
In ragione del suo stato psichico, la donna non è penalmente imputabile in quanto i disturbi dei quali soffre non la rendono punibile. Oggi, in aula, si dibatte perciò unicamente sulla necessità che la 29enne trascorra un periodo in una struttura terapeutica.
"Non volevo fare del male"
La donna lo ha ripetuto agli inquirenti a più riprese, in fase di inchiesta. “Non volevo fare del male a nessuno, ho dato fuoco alla pensione La Santa perché volevo far sparire quel luogo”. Un luogo, appunto, dov’era stato ucciso un uomo. Attorno alla vita in pensione di persone con problemi psichici o di dipendenza si era tanto dibattuto in quel dicembre di tre anni fa. Poi, più nulla. Qui l’approfondimento rsi.

Vite ai margini nelle pensioni ticinesi
Il Quotidiano 05.03.2021, 20:09
FrCa/CSI