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"Attesi altri sismi, ma non sappiamo quando"

Scosse tra Turchia e Siria, l'esperto: "Nella zona due faglie che producono i terremoti più grandi in Europa"

  • 6 febbraio 2023, 13:41
  • 24 giugno 2023, 04:20

Radiogiornale delle 12.30 del 06.02.2023: l'intervista al sismologo Domenico Giardini del Politecnico di Zurigo

RSI Info 06.02.2023, 13:40

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Di: RG/ATS/M. Ang.

Un'altra forte scossa di terremoto, di magnitudo 7.5, ha colpito il sudest della Turchia intorno a mezzogiorno (ora svizzera) di lunedì, dopo il sisma di magnitudo 7.8 che ha colpito nella notte tra domenica e lunedì la parte meridionale del Paese e la Siria settentrionale. Lo riporta l'Istituto geofisico Usa USGS, mentre vene segnalata anche una scossa di magnitudo 4.6 anche a Cipro, secondo il Centro Sismologico Mediterraneo Europeo, riportato dal Guardian.

Intanto il bilancio delle vittime è in continuo aggiornamento, finora nel sud della Turchia e nel nord della Siria sono stati complessivamente già contati 1'358 morti: al momento della redazione di questo articolo almeno 912 in Turchia, mentre in Siria un totale di almeno 446, tra zone controllate dal Governo (326) e aree controllate dai ribelli (oltre 120).

Nel frattempo, secondo la stima che si desume da USGS, il sito statunitense sul monitoraggio sismico, il terremoto che ha scosso il confine tra la Turchia e la Siria la notte scorsa potrebbe raggiungere il tragico bilancio di 10'000 vittime. Usgs assegna al sisma il rischio 'rosso' attribuendo un 47% di possibilità che il numero delle vittime sia compreso tra mille e diecimila.

Il sisma, dunque, si preannuncia devastante. Lo ha confermato alla RSI Domenico Giardini. professore di sismologia e di geodinamica al Politecnico di Zurigo.

A cosa può essere paragonato questo terremoto?

"Lo possiamo paragonare, purtroppo, ai terremoti già avvenuti nelle due grandi faglie della Turchia in passato - spiega Giardini -. Sono le due faglie che producono i terremoti più grandi in Europa. C'è una lunga storia sismica. È una zona di confine tra placche: c'è la placca, il blocco della placca araba sul lato est che si sposta verso nord e collide nella zona del Caucaso, nelle montagne del Caucaso. E su questa faglia c'è uno spostamento di due/tre centimetri all'anno. Naturalmente non viene ogni anno, viene ogni secolo, ogni paio di secoli e quindi si sposta di vari metri, come ha fatto questa mattina. Vari metri significa che si tratta di un terremoto grande, di una magnitudo che alla fine è un 7.9. Significa che fa accelerazioni e spostamenti molto, molto elevati. Terremoti del genere non avvengono in tutta l'Europa, avvengono solo in queste zone e in aggiunta sono zone ad alta densità abitativa. La città di Gaziantep è quella da dove più o meno il terremoto è partito (il terremoto poi è andato verso nord est per quasi 300 km). È una città di oltre 2 milioni di persone. Il codice di costruzione turco è probabilmente il più avanzato che abbiamo in Europa, proprio perché la Turchia ha una storia sismica molto ben conosciuta e quindi ha una comunità di ingegneria sismica molto avanzata. Rimane il fatto che il codice di costruzione protegge gli edifici costruiti più recentemente, quelli costruiti in precedenza o in passato erano molto meno protetti, per proteggere una città da 2 milioni di persone più tutti gli altri paesi e villaggi dei dintorni, e da un terremoto di questa magnitudo, è un'impresa molto, molto difficile".

Il numero di vittime e i danni li conosceremo solo nelle prossime settimane, però un terremoto di 7.9 lo abbiamo già sperimentato negli ultimi secoli...

"Sì, la faglia nord anatolica fa un ciclo di vari blocchi, perché è una faglia molto lunga, e lo fa nell'arco di 50/60 anni, di un secolo, poi rimane più quieta per qualche secolo. L'ultimo ciclo si è verificato nel secolo scorso, con vari eventi negli anni '40, '50, '70, fino all'ultimo grande evento, vicino a Istanbul, il terremoto di Izmir. Manca un ultimo pezzo, che è il pezzo che attraversa il mare di Marmara, che non si è ancora mosso, e la città di Istanbul fa di tutto per proteggersi, ricostruire, in modo da essere protetta quando il terremoto verrà. Nell'est,dove è avvenuto questo terremoto oggi, naturalmente, adesso l'occhio va al resto della faglia, che va verso il Caucaso, che non si è ancora mossa. Purtroppo non è una sorpresa".

Quindi lei ci sta dicendo che dobbiamo aspettarci ancora qualcosa di devastante nelle zone che non sono state colpite in queste ore?

"Ce lo dobbiamo aspettare, è sicuro. La questione è se verrà nelle prossime ore oppure nei prossimi anni. Questo naturalmente mette tutte le regioni limitrofe in uno stato di allerta. Non si può ricostruire e proteggere assolutamente tutto, ma gli edifici più a rischio, le scuole, le moschee, gli ospedali, devono naturalmente essere protetti al massimo per evitare gli eventi più catastrofici. Stiamo parlando anche, bisogna ricordarselo, di una regione che ha avuto guerre e guerre civili negli ultimi anni. Adesso arrivano i primi rapporti dalla zona di Aleppo, che aveva già avuto distruzioni maggiori negli ultimi anni dovuti alla guerra. Per cui diventa poi difficile capire se lo stato degli edifici fosse già così danneggiato che il terremoto deve fare poco per farli crollare. Insomma, sono zone difficili in cui un terremoto può solo peggiorare le cose".

Catena della solidarietà, appello alle donazioni

Di fronte all'ampiezza della catastrofe che ha colpito Turchia e Siria, la Catena della solidarietà ha aperto un conto e lanciato un appello alle donazioni. L'organizzazione già in contatto con i partner in Siria, che operano da anni per sostenere la popolazione colpita dalla guerra. In Turchia sono soprattutto Croce Rossa e Mezzaluna Rossa ad essere presenti.

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