L’analisi

Cina, l’era delle riforme non è ancora finita

Si è aperto a Pechino il plenum a porte chiuse dove vengono stabilite le priorità economiche dei prossimi quattro anni; Xi punta sull’industria tecnologica verde

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RG 12:30 del 15.7.2024 Il servizio di Lorenzo Lamperti

RSI Info 15.07.2024, 17:13

  • reuters
Di: Lorenzo Lamperti

Nel 1978, Deng Xiaoping annunciò l’inizio della stagione di riforma e apertura. Nel 1993, l’economia socialista venne aperta al mercato. Nel 2013 si posero le basi della fine della politica del figlio unico. Nel 2024 è difficile immaginare che il terzo plenum del XX Comitato centrale del Partito comunista, cruciale evento per le politiche economiche della Cina che si svolge ogni cinque anni, possa generare svolte storiche come i suoi più celebri precedenti, anche se Pechino sta provando a segnalare che l’era delle riforme non è ancora finita e, anzi, verrà rilanciata. Per farlo, l’agenzia di stampa statale Xinhua ha pubblicato una versione aggiornata di un ampio articolo che paragona in modo inedito Xi Jinping proprio a Deng, mentre sul fronte internazionale il presidente e segretario generale del Partito viene spesso avvicinato al “grande timoniere” Mao Zedong. Avvicinare la figura di Xi a quella di Deng significa porre l’accento sulle sue politiche economiche, piuttosto che sul versante meramente politico e ideologico come si fa di solito. Una necessità e un tentativo di rassicurazione, forse, in un momento nel quale la Cina ha bisogno di stimolare la fiducia dei consumatori interni e riconquistare quella degli investitori internazionali.

Stabilire le politiche economiche dei prossimi quattro anni

Il terzo plenum è cominciato lunedì 15 luglio a Pechino e durerà fino a giovedì. In quattro giorni di incontri rigorosamente a porte chiuse si stabiliranno le politiche economiche dei prossimi anni. Rispetto agli illustri precedenti, questo appuntamento ha comunque qualcosa di storico: è infatti la prima volta negli ultimi 35 anni che il terzo plenum si svolge in estate. L’ultima volta era accaduto nel 1989, poche settimane dopo la strage di Tiananmen. Stavolta, avrebbe dovuto tenersi lo scorso autunno, prima di subire un ritardo mai chiarito. La sensazione è che servisse più tempo per trovare una linea comune sulle misure economiche, ma anche per assorbire una serie di scandali politici che l’anno scorso hanno portato alla rimozione di due ministri chiave come quelli degli Esteri e della Difesa, Qin Gang e Li Shangfu, peraltro considerati due “fedelissimi” di Xi.

Dati economici deludenti

I lavori del plenum sono stati anticipati da dati economici deludenti. Nel secondo trimestre, il PIL è cresciuto del 4,7% , in calo rispetto al 5,3% del primo trimestre e sotto le attese del 5,1. Un problema per il Partito, che ha fissato l’obiettivo minimo di crescita per il 2024 “intorno al 5% “ e che basa la sua legittimità proprio sulla continuità dello sviluppo economico. Ci si aspettano delle misure di stimolo per rilanciare i consumi interni, che a giugno sono cresciuti solo del 2%, quasi la metà rispetto al 3,7% di maggio e ben sotto le attese del 3,3. Particolare attenzione sul settore immobiliare, dove continuano a calare i prezzi delle case nonostante le imprese statali siano state incoraggiate ad acquistare quelle invendute. Grande attesa poi per una possibile riforma fiscale, che potrebbe assegnare maggiori entrate ai governi locali, le cui casse sono rimaste prosciugate proprio dalla grande esposizione nei confronti del tentacolare sistema dei fondi fiduciari, che in Cina è tradizionalmente legato a doppio filo ai costruttori immobiliari che dopo “Evergrande” sono caduti uno dopo l’altro sotto il peso di giganteschi debiti e obbligazioni che non sono in grado di ripagare. I problemi di liquidità sono talmente vasti che in diversi casi i governi provinciali avrebbero utilizzato in modo improprio i fondi destinati ai pasti dei bambini delle zone rurali per coprire i debiti. C’è persino chi immagina che per mettere a posto i conti si possa arrivare a un innalzamento dell’età pensionabile, che in Cina è tra le più basse al mondo (60 anni per gli uomini e 55 per le donne). Ma i tempi potrebbero non essere ancora maturi.

Favorire l’autosufficienza tecnologica e le nuove forze produttive

Di certo ci saranno nuove misure per favorire l’autosufficienza tecnologica: uno degli obiettivi principali del Partito, che mira a schermare i settori strategici dalle sanzioni internazionali e dai dazi occidentali. Ma il vero mantra del terzo plenum dovrebbe essere quello delle “nuove forze produttive”, la formula lanciata da Xi Jinping nei mesi scorsi per identificare le fonti di crescita di nuova generazione. Tra queste, microchip, intelligenza artificiale e soprattutto l’industria tecnologica verde, proprio con quelle auto elettriche e quei pannelli solari che sono nel mirino dei dazi dell’Unione Europea e che invece a Pechino saranno celebrati come epicentro di un nuovo modello di sviluppo di alta qualità. Xi vuole trasformare la Cina in una “grande potenza scientifica e tecnologica” entro il 2035, con la capacità di compiere “un salto olistico nel nostro potere economico, nel potere di difesa e nel potere nazionale globale”. Ma per ora la crescita cinese è ancora molto dipendente dalle esportazioni, come dimostra il loro aumento dell’8,6% a giugno, contemporaneo a un calo del 2,3% delle importazioni. Dati che realizzano un surplus commerciale di 99 miliardi di dollari, record dal 1990. Possibili anche nomine politiche. Dopo l’espulsione dal Partito dei due ex ministri della Difesa, Li Shangfu e Wei Fenghe, da non escludere la promozione a ministri degli Esteri di Liu Jianchao, forse non a caso figura chiave della campagna anticorruzione di Xi.

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