Olivier Roy, ex consulente ONU per l'Afghanistan, islamista e professore all'Istituto universitario europeo di Firenze, analizza la posizione dei talebani dopo l'attacco dell'ISIS-K all'aeroporto di Kabul.
Che cosa significa l'attacco dell'ISIS per le future scelte strategiche dei talebani?
Rende le cose più chiare. Mostra a tutti quelli che pensavano che i talebani sono dalla parte dei terroristi che le cose sono più complesse. Significa che i talebani si stanno per associare di fatto al campo antiterrorista. Perché l'attacco dell'ISIS non è solo contro gli americani ma anche contro di loro. Ha lo scopo di screditarli e contestare i loro negoziati con gli Stati Uniti. A questo punto i talebani non hanno altra opzione che combattere l'ISIS. È un paradosso solo apparente, perché i talebani appunto non sono mai stati terroristi: ma ora devono scegliere apertamente il loro campo e lo faranno combattendo l'ISIS.
Gli Stati Uniti dovranno stringere accordi con i talebani?
Ma c'è già. Gli americani hanno un accordo con i talebani. Non si può far finta che non ci sia. I talebani hanno promesso un'amnistia per i funzionari del vecchio Governo, si sono impegnati di non esportare il terrorismo e rispettare le regole internazionali. E si sono impegnati a non avere verso le donne l'atteggiamento che hanno avuto a partire dal 1996, quando arrivarono al potere a Kabul per la prima volta. E in cambio Washington ha garantito il ritiro entro il 31 agosto. Ecco perché attorno a questa data ci sono stante tensioni. Perché fa parte di un accordo globale che gli americani hanno negoziato direttamente con i talebani, senza informare gli europei.
I talebani hanno detto che daranno dettagli sul loro futuro governo.... l'11 settembre: una data simbolica?
In un certo senso sì perché i talebani vogliono tornare alla situazione antecedente l'11 settembre quando avevano dei rapporti buoni con loro. L'attacco alle torri ha interrotto tutto questo, Al Qaida è stato un grosso contenzioso. Adesso i talebani vogliono chiudere la parentesi: 11 settembre 2001 apertura della parentesi, 11 settembre 2021 parentesi chiusa. Che governo dobbiamo aspettarci? I talebani vogliono il monopolio del potere, ma mi aspetto che faranno delle aperture nelle scelte dei singoli, per dimostrare che non sono contro gli sciiti o contro la gente del nord. Chissà forse ci sarà anche una donna ministro. Sarà certo un governo autoritario, tenuto dai pashtun come prima dell'invasione sovietica dell'Afghanistan. Non sarà un governo sul modello iraniano perché non c'è nessun clero, assomiglierà più all'Arabia Saudita. In fondo il modello dei talebani è Il Golfo: Qatar, Dubai, Emirati, Arabia saudita. È questo il loro modello.
E a quale classe sociale dovrà badare il nuovo regime per consolidarsi?
La classe media di Kabul. È più importante di quanto si pensi. I talebani hanno bisogno di loro. Sono loro i tecnocrati che fanno girare il paese: ingeneri, impiegati dei ministeri, servizi pubblici. E loro vogliono servire i talebani, non c'è problema. Ma vogliono essere rispettati, vogliono l'accesso all'educazione per i loro figli, eccetera. Quindi se i talebani vogliono mantenere i tecnocrati devono fare delle concessioni a livello culturale (il simbolo principale è evidentemente la questione delle donne). È molto difficile per loro farlo, ma se non lo fanno perderanno tutta questa classe media. E oggi ne hanno bisogno, non è più come nel 1996. Allora Kabul era una città distrutta di 300 mila abitanti. Oggi Kabul è un centro in piena espansione con sei milioni di abitanti.