Un adolescente con problemi mentali tentò di uccidere la Elisabetta II in Nuova Zelanda nel 1981, anno in cui uscì indenne da altri due attentati, alle Shetland ad opera dell'IRA e a Londra. A differenza degli altri, quell'episodio venne invece mantenuto segreto dalla polizia ed è venuto alla luce solo oggi con la pubblicazione di documenti d'archivio dell'intelligence.
Era il 14 ottobre quando Christopher Lewis, 17 anni, salì con un fucile al quinto piano di un immobile di Dunedin ed esplose un colpo verso la sovrana. Elisabetta stava scendendo dalla limousine, alla presenza di migliaia di persone. Nessuno rimase ferito e gli agenti rassicurarono tutti parlando dello scoppio di un petardo. In seguito, le perizie dimostrarono che da quella posizione e con quella carabina le possibilità di successo erano praticamente nulle.
Il giovane venne arrestato nel quadro di un'altra inchiesta poco tempo dopo e confessò. Il ritrovamento dell'arma confermò che non si trattava di un mitomane. Venne condannato a tre anni. Nel 1997 finì nuovamente in carcere accusato dell'assassinio di una donna e del rapimento del suo bambino, ma si suicidò prima del processo.
pon/AFP