Ricorrono, in questo 2021, i 10 anni dall'inizio delle primavere arabe, ma... c'è stato un prologo e noi, per capire cosa è restato di quelle proteste partiamo proprio da lì. Era il novembre del 2010.
Sahara Occidentale - ex Sahara spagnolo
Prima ancora che Mohamed Bouazizi si desse fuoco a Sidi Bouzid, dando il via alla “rivoluzione dei gelsomini”, il “campo della dignità” era sorto il 10 ottobre 2010 a Gdeim Izik, 12 chilometri a est di Al Aaiún, nel Sahara Occidentale occupato dal Marocco. La più grande manifestazione mai organizzata dal popolo saharawi. Il vero inizio della “primavera araba” secondo alcuni analisti, come Noam Chomsky. Almeno 25 mila persone si erano ritirate pacificamente in un enorme insediamento fatto di jaimas, le tradizionali tende dei nomadi del deserto. Una protesta sociale, ma imbevuta dello spirito indipendentista dei saharawi. Venne repressa nel sangue, all'alba dell'8 novembre. Al suolo rimasero 13 morti. Da allora 24 attivisti saharawi sono in carcere, condannati a pene che vanno dai 20 anni all'ergastolo. Tra di essi Hassanna Aalia, che sfuggì alla cattura, riparando in Spagna. Nel 2016 Madrid gli ha concesso l'asilo politico.
Sahara occidentale: così lontano, così vicino
Oggi quella del Sahara Occidentale è la storia di una guerra che torna divampare. Lo scorso 13 novembre a Guerguerat, l'esercito marocchino ha violato un cessate il fuoco che resisteva dal 1991, penetrando nella buffer zone istituita dalle Nazioni Unite, per reprimere una nuova protesta saharawi. Il Fronte Polisario ha dichiarato decaduta la tregua.
Gilberto Mastromatteo