La Banca nazionale svizzera è pronta a mettere a disposizione di Credit Suisse liquidità "in caso di bisogno". Ad aprire l'ombrello che giovedì, alla riapertura dei mercati, potrebbe proteggere la seconda banca elvetica da ulteriori crolli in borsa è stata mercoledì sera la BNS, con una nota. L'istituto centrale elvetico e l'autorità di vigilanza FINMA affermano inoltre che CS soddisfa le esigenze in materia di capitalizzazione e liquidità. Nel comunicato si sottolinea anche che i problemi di determinati istituti bancari negli Stati Uniti - il riferimento al falllimento della Silicon Valley Bank è implicito, ndr - non comportano alcuni pericolo diretto di contagio per il mercato finanziario svizzero.
In una giornata borsistica folle e drammatica il titolo di Credit Suisse è dapprima precipitato a 1,56 franchi (con una perdita secca del 30% sull’apertura). Dopo aver toccato il suo minimo di sempre, dalle 14.30 in avanti l’azione ha iniziato a risalire, verso le 16.00 oscillava attorno a 1.90 (-15%), per poi ridiscendere e chiudere a 1.697 (-24%).
Crisi Credit Suisse, crolla il titolo
Telegiornale 15.03.2023, 20:00
Credit default swap al picco
I volumi giornalieri di scambio mostrano nell’ultima ora una forte propensione all’acquisto. Una fiducia che contrasta con i timori per una futura insolvenza della seconda banca elvetica. I credit default swap (CDS), cioè i certificati di assicurazione che proteggono contro l'insolvenza di una società, sono saliti mercoledì al valore record di 625 punti per il periodo a cinque anni. A titolo di paragone i titoli analoghi per il concorrente UBS sono a 87. Sulla stessa onda di pesante sfiducia si colloca Robert Kiyosaki, un investitore che aveva previsto il tracollo di Lehman Brothers, il quale ha identificato in Credit Suisse la prossima banca a cadere.
Il guru Roubini: "È troppo grande per essere salvata"
Tra chi vede nero, troviamo anche il noto economista Nouriel Roubini, conosciuto come Dr Doom per le previsioni: "Il problema è che Credit Suisse è, in base a molti standard, 'too big to fail', troppo grande per fallire, ma anche 'too big to be saved', troppo grande per essere salvata" ha detto in un'intervista a Bloomberg.
FT: "Hanno chiesto un sostegno alla BNS"
A conferma della gravità della situazione, secondo il "Financial Times" Credit Suisse avrebbe chiesto alla Banca nazionale svizzera (BNS) un segnale pubblico di sostegno. Una richiesta dello stesso tenore sarebbe stata rivolta anche alla FINMA, l'autorità elvetica di vigilanza sul mercato finanziario. Raggiunti per una reazione la BNS e il Credit Suisse hanno rifiutato di commentare.
Tutti i listini in profondo rosso
Se questo è il possibile futuro, il mercoledì nero di Credit Suisse ha spinto i principali listini del continente verso una pesante flessione, dopo che anche a Wall Street gli indici corrono in discesa Dow Jones (-2%) e Nasdaq (-1%). Chiudono in profondo rosso il DAX tedesco (-3,27%), il CAC 40 francese (-3,58%) e il FTSE MIB a Milano (-4,6%). Per paradosso se la passa meglio lo Swiss Market Index che perde, ma meno degli altri, e chiude a -1,87%.
L'ospite: Alberto Petruzzella
Telegiornale 15.03.2023, 20:00
Francia e Stati Uniti sorvegliano la situazione
E proprio dalla Francia arriva una reazione politica che mostra come stia salendo la paura per gli effetti che un crac di Credit Suisse potrebbe innescare. La prima ministra francese Elisabeth Borne ha invitato mercoledì le autorità svizzere ad affrontare i problemi di Credit Suisse, la cui situazione sta destando preoccupazione sui mercati finanziari.
"È una questione che riguarda le autorità elvetiche: deve essere risolta da loro", ha affermato la 61enne in un intervento al senato, aggiungendo che il ministro delle finanze francese Bruno Le Maire "sarà in contatto con il suo omologo svizzero nelle prossime ore".
Il capo del governo francese ha anche aggiunto che le banche francesi non sono colpite dal fallimento dell'istituto americano Silicon Valley Bank (SVB). "Posso confermare, come ha detto ieri il ministro delle finanze, che le banche francesi non sono esposte ad alcun rischio in seguito al fallimento della SVB".
Lo stesso Tesoro americano, secondo quanto riporta l'agenzia Bloomberg, sta monitorando la situazione di Credit Suisse ed è in contatto con le sue controparti a livello globale nel monitoraggio.
Il CEO fa il pompiere: "Siamo molto ben capitalizzati"
Nonostante la burrasca in borsa, Credit Suisse è ancora "molto ben capitalizzato". Lo ha dichiarato mercoledì André Helfenstein, CEO dell'entità elvetica dell'istituto. Di fronte all'emorragia di liquidità, la banca sta cercando di recuperare clienti e capitale.
"La nostra banca è molto ben capitalizzata", ha detto Helfenstein durante un'intervista diffusa da Blick TV. Alla fine dello scorso anno, CS aveva un rapporto di capitale di classe 1 (Tier 1) del 14,1%, in aumento rispetto al 12,6% di fine settembre. Il rapporto di indebitamento (CET1) era del 5,4%, in aumento rispetto al 4,1% di fine settembre.
Facendo riferimento alle attività svizzere, che contano 1,5 milioni di clienti, il dirigente ha affermato che sono "ben posizionate e redditizie".
Iniettare liquidità o separazione?
Le autorità svizzere e Credit Suisse starebbero valutando le opzioni per stabilizzare la banca. Lo riporta l'agenzia di stampa statunitense Bloomberg citando alcune fonti, secondo le quali fra le ipotesi allo studio c'è un potenziale sostegno alla liquidità, ma anche una separazione della divisione svizzera della banca per procedere a un'unione con UBS. Al momento non è stata presa alcuna decisione, riferisce Bloomberg.
RG 12.30 del 15.03.2023 Notizie economiche
RSI Info 15.03.2023, 13:55
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