"Il 6-8% del territorio svizzero è considerato zona instabile, comprese le aree soggette a scivolamento" e "gli effetti del riscaldamento climatico si fanno sentire e la stabilità del permafrost diminuisce". È quanto scriveva l'Ufficio federale dell'ambiente il 31 agosto, otto giorni dopo il crollo del Cengalo, dove milioni di metri cubi di materiale si sono staccati precipitando a valle verso Bondo. È l'esempio più eclatante dei recenti eventi franosi nella Confederazione. Ma la Svizzera è davvero un paese che si sgretola? Giorgio Valenti non vuole alimentare allarmismi: "Non ho in mente altre situazioni così gravi come quella" in Bregaglia, afferma l'ex geologo cantonale ticinese, in pensione ma non "fuori dal giro".
Alcune delle principali frane degli ultimi anni in Svizzera
Oggi il tema è dibattuto e nei media "se ne parla maggiormente", spiega. Nell'era delle telecomunicazioni facili (e dei social) sassi su una strada fanno sempre e rapidamente notizia, ma "non ho assistito a un incremento importante di questi dissesti, che ci sono sempre stati", afferma Valenti. Qualche volta è la struttura stessa della roccia a predisporla a un cedimento. È la causa primaria anche di quanto accaduto sul Cengalo, che aveva iniziato a franare già nel 2011. "La verità - dice Valenti - sta probabilmente nel mezzo". È vero che l'incremento delle temperature è un fattore di rischio: oltre allo scioglimento del permafrost, problema che "non riguarda il Ticino", c'è "un'estremizzazione delle precipitazioni".
Il villaggio di Bondo invaso dai detriti
È altrettanto vero, però, che "una bella fetta è creata dall'uomo" in modo molto più diretto. La popolazione dal 1930 è più che raddoppiata, "c'è stata un'impennata di costruzioni e, se guardiamo al 2014, di un centinaio di eventi in Ticino la metà aveva cause antropiche, dal muro crollato per difetti di costruzione al giardino franato perché progettato male dal profilo della raccolta delle acque". Il bilancio delle vittime, inoltre, rimane contenuto: 0,8 in media all'anno nell'ultimo secolo.
Prevenire si può, ma solo in parte
La Svizzera, in materia di prevenzione, "è molto ben messa", sostiene Valenti, e il Ticino è stato addirittura precursore: ogni comune si è dotato di una cartina dei pericoli naturali, un modo di procedere che ha poi fatto scuola nel resto del paese.
La mappa dei pericoli naturali in Ticino
Le zone a rischio frana nel Grigioni italiano
Nell'insieme della Confederazione, come confermato dall'Ufficio dell'ambiente alla SonntagsZeitung del 28 agosto, ci sono una dozzina di sistemi pronti a rilevare eventuali colate di fango (da Leuk/VS a Ems/GR passando per Guttannen/BE) e un centinaio di pareti costellate di sensori.
Fratture del suolo nella regione del Moosfluh, sopra il ghiacciaio dell'Aletsch. Gli scivolamenti del terreno sono monitorati e hanno indotto a chiudere alcuni sentieri
Di queste sette o otto sono in Ticino. Ci sono a disposizione strumenti molto avanzati.
Il georadar installato a inizio settembre alla capanna Sciora: monitora ogni movimento, anche millimetrico, sulla parete del Cengalo
La frana del
Valegion sopra Preonzo "venne prevista quasi all'ora grazie al dispositivo di sorveglianza", ricorda Valenti. A Cerentino, invece, è monitorato a scadenze di poche ore un enorme scivolamento del terreno, 80 milioni di metri cubi, con la parte bassa del paese che si sposta di sette centimetri ogni anno. In caso di bisogno, dunque, l'allarme può scattare prontamente.
Possono essere identificate le parti in movimento e a rischio di distacco. Vale anche per i ghiacciai, in questo caso quello del Weissmies
Però "non riusciamo a fare tutto. Certi crolli avvengono all'improvviso e così quelle che chiamiamo esplosioni di terreno, frane di versante che seguono importanti precipitazioni.
Bombinasco è stato il caso: sapevamo che poteva accadere, ma non sarà mai possibile, neanche con la tecnica, prevedere che una cosa simile succeda proprio a quei 100 metri cubi di terreno".
Fratture che precedono il distacco: qui a Preonzo
Oltre ai punti misurati dagli strumenti, in Ticino c'è un'altra sessantina di luoghi sorvegliati, più o meno grandi: si procede a verifiche a scadenze regolari, ogni anno o ogni qualche mese, oppure in seguito ad abbondanti precipitazioni. Questo non significa che ci si limiti a stare a guardare. A Campo Vallemaggia, per esempio, si è predisposto un canale di drenaggio per le acque. Altrove si è scavato un bacino di ritenzione. Nel complesso il cantone spende una ventina di milioni all'anno per proteggere la sua popolazione.
Stefano Pongan
Per saperne di più:
Permafrost: terreno permanente gelato che in Svizzera si trova ad alte quote. Può tenere unite masse detritiche che con il suo scioglimento rischiano di scivolare a valle