È un’aria di ottimismo, come non si respirava da inizio pandemia, quella che emerge dall’ultimo sondaggio condotto dalla SSR sulla popolazione nell'ottica degli allentamenti alle restrizioni antipandemiche. I risultati sono chiari: gli svizzeri sono a favore dei cambiamenti preannunciati a inizio mese e ufficializzati ieri, mercoledì. Rimane una questione che però divide gli animi, ovvero l'uso della mascherina.
I risultati chiave
Dall’inizio della crisi sanitaria, ormai quasi due anni fa, il morale della popolazione non è mai apparso così elevato. Il 50% degli intervistati si dichiara piuttosto o molto ottimista; solo il 16% è piuttosto o molto pessimista. Questa percezione è inoltre condivisa equamente tra tutte le generazioni.
Un ritorno definitivo alla normalità non è tuttavia ancora contemplato: infatti un inverno senza ulteriori restrizioni è una prospettiva che risulta ancora improbabile o addirittura molto improbabile da immaginare per oltre la metà degli interpellati.
Percezione sulle prospettive di uscita dalla crisi: dato nazionale e regionale
Il minor rischio di un decorso grave della malattia con la variante Omicron dominante, e l'inversione di tendenza nel numero di contagi, hanno portato però a un cambiamento fondamentale di percezione: dallo scorso autunno la quota di coloro che accolgono con favore la strategia di lasciar diffondere il virus è passata dal 27 al 48%. Una tendenza che viene confermata in maniera più leggera nella Svizzera italiana.
Quasi in maggioranza, a livello nazionale, la quota di coloro che concordano sul fatto di permettere una larga propagazione del coronavirus
Le misure politiche
L'attuale sondaggio è stato condotto prima che il Consiglio federale abrogasse la maggior parte delle misure di prevenzione e mostra da subito un grande consenso a favore della strategia adottata dal Governo. Solo il 28% degli intervistati crede che l'Esecutivo stia procedendo in modo piuttosto o molto precipitoso. Questa impressione risulta più marcata nella Svizzera italiana. Il 39% pensa che il Consiglio federale stia procedendo con esitazione, mentre il restante 33% è perfettamente d’accordo con la strategia adottata.
Tempistica ed estensione degli allentamenti alle restrizioni: i giudizi a livello nazionale e regionale
Per quanto riguarda l’abrogazione delle misure, c’è poca opposizione tra la popolazione, che sostiene quasi tutte le decisioni. La maggioranza infatti sostiene la fine del telelavoro obbligatorio (78%), la rimozione dei limiti per gli eventi sia pubblici (66%) che privati (81%) e la rimozione della quarantena per i famigliari di persone testate positive (67%).
Delle ambivalenze emergono per la questione delle mascherine obbligatorie e la revoca dell'obbligo generale del certificato Covid. Per quanto riguarda la mascherina, il 53% accoglie con favore un'abolizione generale dell'uso obbligatorio del dispositivo di protezione, ma allo stesso tempo una maggioranza è a favore della mascherina all’interno dei negozi (55%) e sui trasporti pubblici (61%). Per quanto riguarda il certificato Covid il 64% sostiene la revoca dell'obbligo generale, ma allo stesso tempo il 55% è ancora a favore del certificato come linea da seguire, nel caso in cui la situazione dovesse aggravarsi.
Lo scorso autunno era emersa una maggioranza (55%) a favore dell’obbligo di vaccinazione nelle strutture sanitarie. Ora invece la quota dei favorevoli si è ridotta al 41%.
Valutazione della situazione
L'Esecutivo non sembra però beneficiare del clima di ottimismo generale, sottolineato dallo studio: sebbene la strategia di gestione della pandemia, rispetto al resto d'Europa, sia ancora una volta considerata migliore da una chiara maggioranza della popolazione (56%), la quota di coloro che hanno una fiducia più o meno pronunciata nella gestione della crisi non solo non è aumentata rispetto all’ultimo sondaggio dello scorso ottobre, ma è anzi è scesa dal 53 al 45%.
Un dato che può essere conseguenza del fatto che, per la prima volta dall’inizio della pandemia, una maggioranza della popolazione (52%) vorrebbe che a questo punto il Consiglio federale rinunciasse ai maggiori poteri decisionali conferitigli dalla legge sulle epidemie. Tuttavia solo il 26% degli interpellati ritiene che i poteri del Governo siano e siano stati eccessivi.
Il lavoro dei consiglieri federali è stato valutato distintamente dagli svizzeri su una scala da 1 (scarso) a 6 (molto buono). Si conferma sempre in testa Alain Berset con un punteggio di 4,1, seguito da Simonetta Sommaruga e Guy Parmelin (entrambi con 3,8). Il lavoro del neopresidente della Confederazione, Ignazio Cassis, è ancora valutato come il meno positivo, ma rispetto allo scorso autunno, grazie alla maggiore visibilità acquisita, è cresciuto da 3,1 a 3,4 punti.