Ticino e Grigioni

“Tornava in Ticino per ispirarsi”

Dopo il viaggio di mercoledì alla scoperta dell’artista ottocentesco Martino Perlasca, oggi l’incontro con il pronipote

  • 25 aprile 2019, 20:05
  • 22 novembre, 22:22
02:41

CSI 18.00 del 25.04.2019 - Il servizio di Daniela Giannini

RSI Info 25.04.2019, 19:54

  • Massimo Perlasca e l'albero genealogico della sua famiglia / Foto: RSI
Di: CSI/dielle 

Argentina, Uruguay, Cile: nel suo viaggio, che terminerà sabato, il consigliere federale Ignazio Cassis ha incontrato diverse comunità elvetiche, ma nel contempo ha riportato d'attualità alcune figure che nei lontani tempi dell'emigrazione hanno lasciato il segno in Sud America. In particolare Martino Perlasca, pittore ticinese approdato in Uruguay partendo da Morcote. Ne abbiamo parlato con uno dei pronipoti dell'artista, Massimo Perlasca.

“Martino Perlasca, mio bisnonno, da quel che so ha avuto una vita molto intensa, anche perché da giovane è subito partito per il Sud America con il padre, in Argentina prima e in Uruguay poi”.

Tra le molte sue opere sono particolarmente note le 4 tele, presenti nella cattedrale di San José di Montevideo, raffiguranti degli angeli, con i simboli della passione di Cristo e 12 tele con i ritratti degli apostoli. Martino Perlasca divenne però praticamente una star in America latina grazie ai ritratti fatti a politici e personaggi famosi dell'epoca, fra questi - si narra - anche di un ritratto a Giuseppe Verdi. Un'artista poliedrico, difficile da contenere: “Tornava più volte in Ticino per trovare l’ispirazione, perché lui dipingeva quadri e opere qui e li spediva poi in Sud America. Addirittura per le sculture si recava a Carrara per cercare il marmo adatto. Era quindi una persona in continuo movimento e che sapeva organizzare bene il proprio tempo”.

I 12 apostoli di Martino Perlasca nella cattedrale di San José di Montevideo
  • I 12 apostoli di Martino Perlasca nella cattedrale di San José di Montevideo / Foto: lugano.ch

Erano gli anni attorno al 1880, quando gli emigranti partivano ma spesso non tornavano, ma non Martino Perlasca. Perché se oggi bastano poche ore di volo per essere dall'altra parte del mondo, allora non era proprio così: “Voleva dire prendere il transatlantico, arrivare negli Stati Uniti, per poi prenderne un altro diretto a sud… quindi per arrivare a destinazione si impiegavano dai 15 giorni a un mese”.

Uno dei dipinti "morcotesi" di Otto Perlasca, il nonno di Massimo
  • Uno dei dipinti "morcotesi" di Otto Perlasca, il nonno di Massimo / Foto: thesaleroom.com

Martino Perlasca è morto a soli 39 anni, durante un suo ritorno a Morcote, ma ebbe tre figli: Pietro Rachele, e Otto, il nonno di Massimo. “La storia vissuta dal bisnonno l’ha vissuta anche il nonno: dall’Argentina anche lui è finito in Uruguay sulle orme del padre, considerato che era pittore e decoratore, anche se meno quotato del bisnonno perché più ‘commerciale’. Doveva infatti mantenere la famiglia e vendeva pertanto i dipinti che avevano come soggetti le chiese di Morcote.”

Sono inoltre molti i nomi illustri, sempre in ambito artistico, che attraverso i figli dei figli e i matrimoni hanno costellato la famiglia di Massimo Perlasca. “Io ho vissuto in prima persona, anche se per poco tempo, questa famiglia di artisti anche un po’ stravaganti. L’ho vissuta nel bene e nel male, e mi spiego: quando c’erano soldi dopo la vendita di qualche opera era un po’ ‘festa grande’, mentre quando le cose non giravano per il verso giusto bisognava invece tirare parecchio la cinghia”. Il tutto detto con orgoglio, e un sorriso.

A Montevideo c'è una sala dedicata a Giuseppe Verdi nella quale proprio in queste settimane alcune studentesse della SUPSI stanno partecipando al restauro dei dipinti murali - firmati da Martino Perlasca - sotto la supervisione dalla curatrice Claudia Frigerio.

Correlati

Ti potrebbe interessare