"Sono uno dei pochi che sono sopravvissuti. Il fatto strano non è che abbia resistito, ma che non sia stato distrutto e questo meraviglia anche me". Fishel Rabinovicz, 92 anni, sorride mentre stringe le spalle. Lo incontro nella sua abitazione in Città Vecchia a Locarno, dove vive da oltre 50 anni, mi fa entrare nella sua stanza preferita, il soggiorno, luogo in cui seduto alla sua piccola scrivania ha dato vita ad una cinquantina di opere, alcune delle quali tappezzano le pareti.
Il quadro dell'olocausto, la spiegazione - di Anna Valenti
RSI Info 27.01.2017, 19:00
Sono passati 72 anni, ma Fishel Rabinovicz continua ad interrogarsi e domandarsi il perché di quell’orrore, il perché della sua sopravvivenza. Nato nel 1924 a Sosnowiec, in Polonia, da una famiglia ebrea tradizionale, era il primo di 10 figli. Arrestato in una retata e internato in un campo di lavori forzati nel 1941, quattro anni dopo è finito nel primo campo di concentramento. 19037, questa la sua nuova identità.
Opere simboliche
"Ma nessuno mi ha mai chiamato così, io per loro ero Rote Kopf, per via dei miei capelli rosso fiammanti". Ride. Mi colpisce la normalità del suo racconto, colorato da risate e punte di ironia. "Sono stato fortunato, mi hanno dato sempre lavori leggeri". Ma al pensiero dei suoi cari si rabbuia. "Quando penso a mia madre, entrata ad Auschwitz con 6 bambini piccoli…non voglio nemmeno pensare in quali condizioni…". Ha perso 7 fratelli, genitori, nonni e zii. "Io sono vivo, penso, perché la mia missione era di raccontare la mia storia e quella del mio popolo attraverso l’arte antica della cabala".
Anna Valenti
Dalla radio
Contenuto audio
RG 18.30 del 27.1.2017 L'intervista
RSI Info 27.01.2017, 19:18
CSI 18.00 del 27.01.2017 Cosa succederà quando l'ultimo testimone della Shoah sarà morto? L'intervista di Francesca Torrani allo storico Marco Marcacci
RSI Info 27.01.2017, 18:59
CSI 18.00 del 27.01.2017 La testimonianza di don Andrej Radziszowski al microfono di Francesco Muratori
RSI Info 27.01.2017, 19:01