Lugano come El Salvador, dove le criptovalute non sembrano sfondare nella vita di tutti i giorni. Il legame tra lo Stato dell’America centrale e la città affacciata sul Ceresio è stato annodato lo scorso ottobre, quando le due realtà siglarono, a livello istituzionale, un accordo di collaborazione economica nell’ambito del progetto Lugano Plan B (dove B sta per bitcoin e blockchain).
"Siamo interessati alle esperienze di El Salvador nell’adozione di bitcoin quale valuta a corso legale", affermò in quell’occasione il sindaco di Lugano, Michele Foletti. Una risposta la fornisce ora un reportage di AFP (Agence France-Press) che traccia un quadro, piuttosto fosco, dell’esperienza pionieristica d’oltreoceano.
I primi al mondo ad adottare i bitcoin
Nel settembre 2021, nonostante la messa in guardia della Banca mondiale e del Fondo monetario internazionale, El Salvador è diventato il primo Paese al mondo ad adottare, parallelamente al dollaro, il bitcoin.
Con questa mossa il presidente Nayib Bukele puntava a risollevare l’economia locale. Nello specifico il giovane politico, 42 anni e un imprinting da imprenditore, intendeva tutelare i trasferimenti di denaro dei 3 milioni di emigranti, principalmente negli Stati Uniti. La moneta virtuale doveva consentire di aggirare le commissioni bancarie.
Una mossa strategica, visto che nel Paese dove il debito pubblico supera l’80% del PIL, sempre sul PIL, questi trasferimenti in dollari americani raggiungono il 21%. La scommessa sui bitcoin mirava inoltre a rendere i servizi finanziari più accessibili alla popolazione, quando il 70% dei salvadoregni non possiede un conto in banca.
Gli scettici: "È solo propaganda"
Ma due anni più tardi, come riferisce AFP, il rigetto verso la moneta virtuale è palpabile nelle strade della capitale San Salvador. “Non vedo alcun uso di questa moneta. È solo propaganda. Dov’è il beneficio? Non c’è. È un cattivo investimento”, racconta Juan Antonio Salgado, 65 anni, venditore di giornali. Peggio, “è un furto”, aggiunge, riferendosi all’estrema volatilità. Al momento del lancio nel Paese, un bitcoin valeva attorno ai 45'000 dollari. Pochi mesi più tardi aveva raggiunto il record di 68'000 dollari, prima di crollare agli odierni 25'000.
Dall’edicolante all’ex presidente della Banca centrale di El Salvador, Carlos Acevedo, il giudizio sul bitcoin rimane negativo: “Gli obiettivi perseguiti non sono stati raggiunti, la gente lo utilizza appena. Non hanno davvero fiducia”.
In mancanza di cifre su quanti salvadoregni abbiano adottato il bitcoin, un recente sondaggio dell’Università dell’America centrale (UCA) indica che il 71% degli interpellati considerano che “non ha contribuito in nulla a migliorare la situazione economica familiare”.
Tra gennaio e luglio, sempre secondo la Banca centrale, solo l’1% dei 4,71 miliardi di dollari dei fondi inviati dall’estero sono entrati nel Paese attraverso il “portamonete” virtuale creato per consentire queste operazioni. “Le persone non hanno veramente fiducia in una criptomoneta il cui valore cambia in ogni momento”, osserva l’economista indipendente Julia Martinez. “Preferiscono - sottolinea - utilizzare il contante”. Il bitcoin “non esiste nell’economia locale”, perché a El Salvador “tutto si paga in dollari: i salari, i servizi e gli acquisti”, fa notare un altro economista, César Villalona.
Lugano, pagare in bitcoin
Il Quotidiano 07.10.2022, 19:00
Pianezzi: "I Forum sul Plan B riempiono la città"
Anche a Lugano, come emerge da una nostra piccola verifica, l’introduzione delle criptovalute come metodo usuale di pagamento non sembra far molta presa nonostante l’ampio coinvolgimento e la disponibilità dei negozianti e di altre attività commerciali. In tutto il Ticino hanno aderito in 273, ma - come riporta la mappa pubblicata su planb.lugano.ch - il loro numero è concentrato soprattutto a Lugano, dove gli esercizi che accettano pagamenti in Bitcoin Lightning (BTC), LVGA token e Tether (USDT) risultano 210.
In Via Nassa di clienti che pagano con moneta virtuale non se ne sono praticamente visti in questi mesi. Nemmeno tra i gourmand di caviale e altre prelibatezze, come riferiscono dal Gastrosnack Bernasconi: "Abbiamo aderito tempo fa e adottato le macchinette per le criptovalute - dicono dal negozio - . Qualcuno utilizza i LVGA, ma l’ultima operazione con le criptovalute l’ho fatta io il mese scorso. Si può dire che il suo utilizzo è pari a zero. Questo anche in occasione dei convegni sul tema".
Sembra andare meglio nel settore dell’albergheria, dove il pagamento in moneta virtuale "viene sfruttato concretamente in occasione degli eventi dedicati al Plan B", dice Lorenzo Pianezzi, direttore dell’Hotel Zurigo Downtown. "Raramente incontriamo invece clienti che vengono a Lugano per turismo e pagano in bitcoin", ammette l’ex direttore di HotellerieSuisse Ticino. Pianezzi promuove tuttavia l’iniziativa a livello generale: "Ben venga questo tipo di convegni che hanno portato, per due volte in un anno, oltre 3'000 persone in città".
Il riscontro dei commercianti? "Dipende da chi è stato contattato", osserva Pietro Poretti, direttore della Divisione Sviluppo Economico della Città di Lugano. "Le assicuro che tanti sono più che soddisfatti". Le transazioni in LVGA, continua Poretti, "avvengono sulla blockchain cittadina "3achain" e sono accessibili a tutti tramite https://explorer.3achain.org. Mensilmente vengono effettuate tra le 10'000 e le 15'000 transazioni sulla 3achain".
Altre voci dei commercianti
LVGA a parte, e focalizzandoci sui bitcoin, al di fuori degli alberghi, i negozi cripto-friendly dal nostro giro di chiamate non sembrano aver beneficiato granché dell’alternativa al contante. Sempre in Via Nassa, l’ora del bitcoin non è scattata alla “Somazzi Orologeria dal 1860”: "Non ho mai incontrato una persona che mi abbia chiesto di pagare in criptovaluta", dice il titolare. Eppure, sottolinea, si ritiene un precursore in materia: "Già quattro-cinque anni fa avevo aderito alla GoCrypto di Zurigo e anche adesso sono stato tra i primi ad accettare questa opzione. Ci hanno portato un lettore, tipo carta di credito, ma è qui in negozio che prende polvere". Se a El Salvador la ragione del flop viene ascritta dagli esperti alla sfiducia, a Lugano sembra piuttosto trattarsi di una questione di praticità: "Fin che funzionano le carte di credito, i versamenti in banca e i contanti, i clienti non vogliono complicarsi la vita", dice l’orologiaio.
Anche al quartiere Maghetti persone che pagano in bitcoin non se ne vedono nemmeno con la lente. "Non è mai successo, da quando abbiamo messo l’apparecchio sei mesi fa, che qualcuno abbia chiesto di pagare in criptovalute", dice Astrid Ceresa della CeresaOttica. Il disinteresse è avvertito anche dai colleghi: "Ho parlato anche con altri ottici e tutti hanno la stessa impressione".
La criptovaluta sembra insomma faticare ad imporsi anche dove le autorità sembrano crederci. Sul tema, dopo l’euforia iniziale, il governo di El Salvador si è fatto meno loquace. Niente si è più saputo, ad esempio, dell’emissione di un miliardo di dollari di buoni dello Stato in bitcoin per costruire dal nulla una “bitcoin-city”. Tra settembre 2021 e ottobre 2022 il Paese del Centro America ha destinato 107 milioni di dollari di denaro pubblico all’acquisto di bitcoin. L'Eldorado promesso finora non si è visto.
I bitcoin come riserve di energia
SEIDISERA 06.09.2023, 18:24