Il corpo presente. L'anima assente. Questa, in definitiva, la morte. Oggi, allo Stadio di Cornaredo, dove sono confluite, già dal primo mattino, centinaia di persone, tutti hanno avuto chiaro che Marco Borradori, da otto anni sindaco di Lugano, era morto per davvero.
Sarà stato per il cuscino di rose bianche sul feretro, o quel cuore di rose rosse lì davanti. Sarà stato per quel giro di pista, sul carro funebre nero, con i tamburini della Civica Filarmonica a dare il ritmo ai passi, propri e a quelli dei Volontari Luganesi. Sarà stato per quell’incipit del consigliere federale Ignazio Cassis: “Caro sindaco, caro Marco, è il momento del commiato”. O per quel suo finale, alle 10.10 – “Caro Marco, ci mancherai” – che provoca l'applauso che interrompe il silenzio che avvolge lo stadio da più di due ore. Sarà stato per il vento che, impertinente, ha continuato a scompigliare i gonfaloni dei Comuni e delle associazioni ticinesi presenti a testimoniare un affetto e una stima che non si sono fermati solo a Lugano, la sua città. Sarà stato per l’elenco di quanto fatto da Marco Borradori nei suoi 18 anni di Governo proposto dal consigliere di Stato Norman Gobbi. Sarà stato per l’emozione che ha travolto le parole del vicesindaco Michele Foletti. “Ora la mia avventura, iniziata con lui, continua senza di lui”. Sarà stato per quell’”unico grande abbraccio” e "l'amore sconfinato per la cultura e la lettura" rievocato dall’amico Andrea Leoni. Sarà stato per il ricordo dell’uomo Marco che il cugino, Luca Borradori, ha estrapolato dal profilo Instagram, “un profilo che è quasi un diario di Marco nel quale lui ci rivela molto di sé”. Sarà stato per le note dell'"Ave Maria" di Schubert o per la benedizione del vescovo, Valerio Lazzeri, del feretro. Sarà stato per tutto ciò che la morte di Marco Borradori - quella del corpo presente e dell'anima assente - è apparsa reale. Vera.
Marco Borradori è morto. Ed è inevitabile ripensare agli anni giovanili e ai tempi della poesia. A quel "Llanto por Ignacio Sánchez Mejías" tante volte letto e citato. Il corpo presente. L'anima assente. E poi... "(...)Verrà l’autunno con chiocciole, uva di nebbia e monti asserragliati, ma nessuno potrà guardare i tuoi occhi perché tu sei morto per sempre. Perché tu sei morto per sempre, come tutti i morti della Terra (…)".
La tumulazione della salma, che ha lasciato lo stadio tra un lunghissimo applauso, ha avuto luogo in forma privata.
Il lutto cittadino si concluderà, alle 18.10, con un minuto di silenzio accompagnato dal suono delle campane di tutte le chiese di Lugano.
m.c.