Il successo – per certi versi inatteso - di un gruppo esordiente come i Maneskin ha riportato d’attualità il tema della musica italiana oltre confine: un "leit motiv" che ha radici antiche. Basti pensare al Rinascimento fiorentino, al Barocco veneziano, alla scuola napoletana del Settecento e anzitutto il melodramma, che ancora oggi, specie nelle sue forme contaminate con il pop, funziona come elemento identitario nell’ambito del cosiddetto Made in Italy. La canzone italiana in particolare è da qualche tempo oggetto di attenzioni all'estero anche in ambito accademico: numerose sono le cattedre e i centri di ricerca di Italianistica che producono lavori e convegni di taglio internazionale, dall'Inghilterra all'Austria, dagli Stati Uniti alla Francia, promuovendo scambi con studiosi italiani spesso nella lingua franca della comunità scientifica, l’inglese. Con Claudio Farinone e a Giovanni Conti, a verificare lo stato di salute della musica italiana fuori confine e l'interesse che essa suscita in ambito di ricerca sono Gerhild Fuchs, editor di ATeM (Archiv für Textmusikforschung) e il musicologo Paolo Prato.
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