È ancora guerra nel Corno d’Africa. Centinaia finora i civili uccisi, migliaia gli sfollati in Sudan. Una guerra scoppiata al culmine di un periodo di prolungate e gravi tensioni tra il Fronte di liberazione del popolo tigrino (Flpt), il partito militarizzato attualmente al potere nella regione settentrionale dell’Etiopia da una parte, e le forze militari governative etiopi guidate dal premier Abiy Ahmed, premio Nobel per la pace 2019 dall’altra.
Il premier Abiy Ahmed è accusato dai dissidenti di aver messo a fuoco e fiamme il Tigray, ma per altri starebbe invece riprendendo il controllo della regione, in mano ai ribelli, focolaio di divisioni etniche regionali, inaccettabili per Addis Abeba.
Da scontro interno, la guerra si è ormai estesa ai Paesi vicini, all’Eritrea, teatro di bombardamenti, e indirettamente al Sudan dove stanno cercando scampo migliaia di profughi. Originata dalla dura contrapposizione politica che per mesi ha contraddistinto i rapporti tra Addis Abeba e il leader dissidente Debretsion Gebremichael, che non intende scendere a compromessi, la crisi del Tigray rischia ora d’incendiare tutto il Corno d’Africa.
Modem ne parla con:
Davide Vignati, responsabile della DSC, Direzione dello sviluppo e della cooperazione ad Addis Abeba
Lorenzo Fontana, architetto che collabora con la SUPSI, in Etiopia da 15 anni
Uoldelul Chelati Dirar, africanista di origini eritree, docente all’Università di Macerata.
E in intervista registrata, don Mussie Zerai, prete attico nella causa dei migranti.
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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