Il tema è molto sentito, il dibattito infuocato. Si parla di un giro di vite nella legislazione sulle armi. La Svizzera è chiamata ad adeguare la propria legislazione in quanto paese membro dello Spazio Schengen. Bruxelles infatti ha deciso di inasprire le norme entro la fine del 2019. Decisione che era stata presa dalla Commissione Ue il 18 novembre 2015, pochi giorni dopo la seconda strage di Parigi. Proposta che il Parlamento europeo ha approvato il 14 marzo 2017.
Materia molto sensibile in un paese, la Svizzera, dove circa un cittadino su due possiede un’arma da fuoco. Il Consiglio federale anche per preservare le tradizioni elvetiche ha deciso un approccio pragmatico. Si tratta comunque di rendere più severo l’accesso ad alcune armi in grado di provocare molte vittime, come le armi semiautomatiche. Si tratta anche, sottolinea il Consiglio federale, di non mettere in pericolo la partecipazione della Svizzera agli accordi di Schengen e Dublino, che rivestono una notevole importanza non da ultimo anche nel campo della sicurezza.
Visione che però non trova d’accordo chi difende la libertà di possedere armi. Ad esempio i tiratori e l’associazione Pro Tell che minacciando referendum. Dall’altra parte c’è poi la neocostituita “Piattaforma per una legislazione sulle armi orientata al futuro” che chiede invece di andare oltre la proposta del governo, verso restrizioni più severe sostenendo che “meno armi uguale meno morti”. Di tutto questo parliamo con:
Rocco Cattaneo, Consigliere nazionale del Plr
Carlo Sommaruga, Consigliere nazionale Ps
Robin Udry, Segretario generale Pro Tell
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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