La Francia va verso una svolta in termini di diritti civili per le persone disabili. Il Governo propone che i cittadini maggiorenni portatori di handicap e sotto tutela o curatela possano votare, sposarsi e divorziare liberamente, ovvero senza che sia necessario il consenso di un giudice. L’obiettivo è che entro il 2020 tutti possano andare alle urne, a differenza di quanto accade oggi.
In Svizzera, come in Francia, le persone che presentano delle disabilità mentali e poste sotto tutela non possono votare né essere elette. A livello cantonale, in Ticino il diritto di voto può essere ottenuto, almeno parzialmente, su richiesta alle autorità competenti. Sul piano giuridico la situazione è controversa: da una parte la costituzione federale vieta ogni forma di discriminazione, dall’altra impedisce a coloro che sono incapaci di discernimento di esprimere le loro preferenze sul piano politico. C’è poi la Convenzione ONU delle persone con disabilità, alla quale la Confederazione ha aderito nel 2014.
Non mancano le voci contrarie alla proposta francese: per alcuni il rischio di manipolazione è troppo alto, per altri l’impedimento al voto è una forma di protezione.
Che cosa far prevalere: il diritto delle persone con disabilità mentale all’inclusione e all’autodeterminazione o la loro tutela? Ne discutiamo con:
Barbara Fontana, pedagogista e ricercatrice al Dipartimento di pedagogia speciale dell’Università di Friburgo
Ersilia Gianella, ispettrice della Camera di protezione TI
Adriano Previtali, presidente Pro Infirmis, professore di diritto costituzionale all’Università di Friburgo
Modem su Rete Uno alle 8.20, in replica su Rete Due alle 19.25. Ci trovate anche sul Podcast e sulle app: RSINews e RSIPlay
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