Arte e Spettacoli

Marc Rothko

Luce nella condizione umana

  • 12.01.2024, 14:05
  • 12.01.2024, 14:55
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Mark Rothko, Light Cloud, Dark Cloud, 1957

  • © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
Di: Vito Calabretta 

Con una magniloquenza imperiale, la mostra presso la Fondazione Louis Vuitton di Parigi vuole massimizzare l’esperienza di fruizione dell’arte di Mar Rothko mettendo a disposizione del pubblico una ciclopica quantità di opere e presentare la carriera dell’artista come un percorso unitario e non come la sequenza di tre o due fasi inframmezzate da una scissione, uno iato, una forte discontinuità. Pur ambientata in una architettura che non agevola (il progetto dell’edificio è di Frank Gehry), la mostra riesce a esaudirci e a catturarci e insieme a fornirci importanti strumenti per vivere l’arte di questo artista. Il catalogo contiene inoltre una serie di saggi utilissimi.

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L’arte spirituale di Mark Rothko in mostra alla Fondation Louis Vuitton di Parigi

La corrispondenza 12.01.2024, 07:05

  • © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023
  • Andrea Fazioli con Veronica Noseda

È specificamente difficile parlare del lavoro di Mark Rothko. Lo conferma, per esempio, Riccardo Venturi i frutti del cui lavoro sono preziosi e pubblicati in più volumi: «Ciò che interessa veramente Rothko - l’uomo e l’artista, se è possibile separarli - , ciò che egli vuole dipingere e trasmettere agli altri, è il dramma umano. È una preoccupazione che attraversa tutta la sua opera e che - espressa da una pittura liberata dal cavalletto e, a partire dalla fine degli anni 1940, esclusivamente attraverso l’astrazione - resta difficile da formulare a parole».

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Mark Rothko, Self Portrait, 1936

  • © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023

Immigrato nel 1913 negli Stati Uniti quando aveva 10 anni, in fuga dalle azioni violente perpetrate contro gli ebrei in Lettonia, dove era nato; perso dopo un anno il padre, si costruì la vita candidandosi a percorsi di formazione dai quali dovette a un certo punto fuggire a causa delle situazioni ostili nelle quali si imbatté, come successe all’università di Yale. Il suo impegno intellettuale, fin da giovane, si organizza attraverso la lettura della filosofia (Nietzsche) e della letteratura classica (Eschilo, Dostoevskij) e attraverso la pratica del teatro. La riflessione, l’indagine sulla condizione umana vengono perseguite attraverso l’individuazione del soggetto e la sua presentazione in una scena, cioè in un ambiente dove questi viene messo a disposizione dello spettatore. L’abbandono delle dimensioni da cavalletto per dimensioni enormi, l’eliminazione della cornice del quadro sono scelte operate per ridurre la distanza tra il fruitore e il soggetto che vive nell’opera.

Il teatro è insieme una astrazione, una metafora, una presentazione traslata e artefatta della realtà. Si realizza attraverso personaggi, cioè soggetti verosimili almeno per alcuni aspetti (il Malato Immaginario, Casanova, Enrico IV) o tratti dall’immaginario e dal mito (Prometeo, Godot) oppure astrazioni o estrapolazioni come nel caso della glossolalia di Artaud. Così avviene nella pittura e nel percorso pittorico di Marc Rothko e così succede con il Self Portrait del 1933, con gli spettatori in Movie Palace  del 1934 / 1935, con le persone collocate negli ambienti urbani e in particolare nella situazione della metropolitana (Entrance to Subway del 1938), con gli oggetti mitologici e surreali degli anni successivi (Slow Swirl at the Edge of the Sea, 1944) e poi via via, fino alla fine della sua produzione, con i soggetti fatti di solo colore e di una forma semplice, spesso non ben definita e volubile, in lavori che per titolo hanno un numero.

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Mark Rothko, Black On Maroon, 1958

  • © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023

Quindi possiamo dire che Rothko fa in pittura ciò che noi conosciamo nel teatro e lo fa utilizzando un metodo preciso: appiattire i colori per non dare illusioni ottiche, ottenendo paradossalmente l’effetto di avere i campi cromatici che sembrano muoversi lungo l’asse della profondità, peraltro accogliendoci e respingendoci; utilizzare il colore essenzialmente come vettore della luce e cercare, attraverso gli strati di colore e la tecnica di stesura, di massimizzare l’effetto luministico così che noi davanti a un nero possiamo provare la sensazione di vedere il buio della morte e insieme una forte luce.

La reazione sarà sempre soggettiva, come è naturale di fronte a un lavoro così relazionale, e ciascuno di noi vivrà emozioni contrastanti; è la condizione umana. 

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Mark Rothko, The Ochre (Ochre, Red on Red), 1954

  • © 1998 Kate Rothko Prizel & Christopher Rothko - Adagp, Paris, 2023

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