Ha girato il mondo, è stata lontana dal Ticino per diversi anni, a Berlino, a Basilea, in Svizzera francese e in Sudamerica. Oggi è tornata a sud delle Alpi. Che ambiente ha trovato? «Ho ritrovato un Ticino molto bello, molto attivo a livello culturale. Trovo sia una regione che ha fatto grandissimi passi avanti a livello culturale. C’è ancora da fare: mancano, per esempio, degli spazi per la creazione degli atenei sovvenzionati da parte della città. Ma ho l’impressione che si stia andando in una buona direzione.» Parole di Lisa Lurati, giovane artista ticinese che adesso vive e lavora a Lugano. Ha studiato fotografia alla CEPV di Vevey e belle arti all’Institut Kunst di Basilea.
Negli ultimi anni si è concentrata nella realizzazione di opere molto grandi, spesso anche lontane dalla fotografia. Una sua scultura rappresentante due occhi giganti guarda il lago da Villa Heleneum a Lugano. È in metallo lucido, per cui il lago si riflette negli occhi che lo guardano, in un gioco di scambio continuo fra l’essere inanimato, la villa, e l’essere vivente, il Ceresio.
«All’inizio questa scultura rappresentava due occhi, ma adesso mi ricorda anche delle ali, o degli occhi di civetta. La mia pratica si lega moltissimo al mondo animale, infatti questi due occhi non sono esattamente uguali, come sempre avviene in natura: c’è un lavoro sullo speculare e allo stesso tempo su tutte le differenziazioni che troviamo nel mondo naturale.»
C’è un’altra opera di Lisa Lurati a Villa Heleneum: è un enorme telo di lino con una stampa blu realizzata tramite la cianotipia, una tecnica che impiega sali di ferro sensibili alla luce ultravioletta. L’idea di sfruttare la cianotipia come sistema di stampa è venuta a Lisa Lurati vedendo il famoso lavoro della botanica inglese Anna Atkins, “Fotografie di alghe britanniche: impressioni di cianotipo” del 1843. «Io mi sono formata come fotografa, ma ho capito abbastanza presto che era un medium che mi andava un pochettino stretto. Quindi, la fotografia è presente attraverso l’utilizzo della cianotipia, ma non stampo a partire da un negativo, stampo a partire da un dipinto.»
Il risultato di questa stampa ibrida è una sorta di documentazione immaginaria della natura, che combina elementi esistenti a elementi inventati, dove la natura prende dimensioni che sovrastano le capacità di comprensione umana. «Quest’opera è dedicata a Tito, della specie dei Nasua, un animaletto che ho conosciuto durante una residenza nell’Amazzonia colombiana e con cui ho fatto amicizia. C’è un elemento del reale, Tito, intorno al quale ho costruito un mondo immaginifico, fatto di piante che non esistono, di esseri volatili immaginari.»
Come detto, queste due opere di Lisa Lurati sono esposte a Villa Heleneum, sede della Fondazione Bally, a Lugano. Fanno parte della mostra “Arcadia”, che riunisce le creazioni di una ventina di artisti, come la giovane ticinese Marta Margnetti, ma anche Mario Schifano, o miti della letteratura come Hermann Hesse.
Nell’immaginario collettivo, l’Arcadia è la regione della Grecia antica descritta anche da Virgilio: un pezzo di paesaggio perfetto, idilliaco, dove regnano pace e serenità.
L’esposizione di Lugano gioca con questi concetti, fra palme, profumi, acqua lacustre, fiori e colonnati di plastica. Prende spunto dal cambiamento del paesaggio ticinese avvenuto nel secolo scorso. Negli anni ’30, il Ticino viene collegato alla Svizzera tedesca in modo più diretto e rapido attraverso la strada del Gottardo. Diventa la “Sonnenstube”, in cui si stabiliscono artisti e celebrità: lo scrittore Hermann Hesse, Peter Smithers, ex agente segreto britannico, Hermann Scherrer, grande commerciante di tessuti e collezionista d’arte. I giardini diventano spazi esotici, con palme e alberi di mandarino cinese, con ricordi di viaggio mischiati a finte rovine e colonnati.
Arcadia
RSI Cultura 09.07.2024, 15:05
È con questo immaginario, con questo miscuglio di natura, finzione e magia, che giocano gli artisti in mostra alla fondazione Bally. Visitabile fino al 12 gennaio 2025.
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